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Meloni da Trump: rischi e opportunità

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Meloni da Trump: rischi e opportunità. Lo stop di 90 giorni sui dazi per l’Europa non basterà per avere qualche successo diplomatico, ma migliora le condizioni di partenza

Meloni da Trump: rischi e opportunità

Meloni da Trump: rischi e opportunità. Lo stop di 90 giorni sui dazi per l’Europa non basterà per avere qualche successo diplomatico, ma migliora le condizioni di partenza

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Meloni da Trump: rischi e opportunità

Meloni da Trump: rischi e opportunità. Lo stop di 90 giorni sui dazi per l’Europa non basterà per avere qualche successo diplomatico, ma migliora le condizioni di partenza

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Meloni da Trump: rischi e opportunità. Non c’è due senza tre. Chissà se la presidente del Consiglio Giorgia Meloni starà pensando a un po’ di scaramanzia, in questi giorni che la separano dal suo viaggio in America e dall’incontro, il 17 aprile prossimo, con il presidente Donald Trump alla Casa Bianca. Certo, la scaramanzia non è terreno della politica ma non c’è dubbio che due incontri con Trump di altrettanti leader non siano andati benissimo (soprattutto per gli ospiti). Il bisticcio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ripreso in mondovisione, è ancora impresso nella memoria di molti così come il non felice incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che guardava il pavimento mentre Trump spiegava la decisione americana di trattare direttamente con l’Iran sul nucleare.

Per stare alla politica, l’incontro con Trump apre a Meloni una serie di opportunità ma anche di rischi. Partiamo dalle opportunità. Arrivare da Donald dopo che lui stesso ha avviato una moratoria di 90 giorni sui dazi per l’Europa e non solo, è certamente una condizione migliore rispetto a una situazione di muro contro muro fra Usa e Ue. Non basterà per ottenere un qualche successo diplomatico ma migliora le condizioni di partenza. A questo si aggiunga che, nella guerra commerciale che Trump prosegue contro la Cina. La presidente del Consiglio può vantare una medaglia da esibire al tycoon: non aver rinnovato con Pechino gli accordi sulla Via della Seta.

Un altro capitolo chiave sul quale Giorgia Meloni potrà puntare è lo “zero a zero”. Ovvero l’auspicio espresso da lei stessa rispondendo alla domanda su cosa si aspetti dal vertice alla Casa Bianca. I dazi sospesi sono una partita ferma negli spogliatoi. E il vero pareggio (un successo per la leader italiana) sarebbe il riuscire a far togliere i dazi all’Unione Europea. Qui, più che di grande politica – vedendo come si muove Trump in questi primi mesi della sua seconda presidenza – si tratterebbe di un miracolo.

Restando alle opportunità, c’è poi il doppio ruolo anzi triplo (non ufficiale, ma di fatto) che Meloni può sottolineare nel faccia a faccia con il presidente Usa. Ovvero il difendere gli interessi italiani, che sono poi interessi europei e che a loro volta si incrociano con gli interessi occidentali. In questa chiave la partita per maggiori contributi alla difesa che Trump chiede a diversi Paesi europei (Italia compresa) non può essere scissa dalla questione dei dazi. Ovvero della penalizzazione commerciale imposta agli stessi alleati Ue che son quelli che dovrebbero pagare di più per la difesa e, coi dazi, beccarsi pure il rinculo di una rimessa economica.

L’elenco delle opportunità che Meloni avrà da giocarsi nel vertice con Trump finisce qui. E comincia invece la sfilza dei possibili rischi. Il primo è banale ma sostanziale: l’incontro potrebbe andare male e questo sarebbe un danno in mondovisione. Fra gli elementi che non danno certezze sull’esito vi sono ovviamente l’imprevedibilità di Donald Trump e le sue esplicite contraddizioni. A prescindere dal fatto che gli interlocutori che si trova di fronte siano amici o nemici. Un altro elemento è l’eccesso di aspettative sul versante italiano (parte della stampa compresa).

Un altro ancora – più interno e che riguarda il gioco di alleanze e la maggioranza che sostiene Giorgia Meloni – concerne i rischi di un turbo-trumpismo in una parte dei suoi alleati. Insomma, nella Lega. La corsa a destra a essere più trumpiani di Trump non è un buon viatico per avere buoni rapporti con Trump ma soprattutto per andare d’accordo in Italia. Non si tratta infatti di approcciarsi alla seconda presidenza di The Donald con ideologia (da fan sfegatati o da critici acerrimi). Ma semmai, di capire cos’abbia in testa non soltanto sui dazi ma anche sulla strategia di alleanze sulla scena internazionale.

Facile? No, difficilissimo. Visto che spesso pure Donald Trump finisce in disaccordo con sé stesso nell’arco di una giornata. Ma questa, oggi, è la scommessa da giocare.

Di Massimiliano Lenzi

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