
Nuovi eroi e i più realisti del re
Il nuovo eroe dell’opposizione: il loggionista Marco Vizzardelli, che alla “Prima” della Scala ha urlato al termine dell’inno di Mameli: “Viva l’Italia antifascista!”
| Politica
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Il nuovo eroe dell’opposizione: il loggionista Marco Vizzardelli, che alla “Prima” della Scala ha urlato al termine dell’inno di Mameli: “Viva l’Italia antifascista!”
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Nuovi eroi e i più realisti del re
Il nuovo eroe dell’opposizione: il loggionista Marco Vizzardelli, che alla “Prima” della Scala ha urlato al termine dell’inno di Mameli: “Viva l’Italia antifascista!”
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Il nuovo eroe dell’opposizione: il loggionista Marco Vizzardelli, che alla “Prima” della Scala ha urlato al termine dell’inno di Mameli: “Viva l’Italia antifascista!”
L’opposizione in Italia ha un nuovo eroe: il loggionista Marco Vizzardelli identificato alla “Prima” della Scala di due giorni fa, dopo aver urlato al termine dell’esecuzione dell’inno di Mameli: “Viva l’Italia antifascista!”.
Uno, poi, si domanda perché dalla notte dei tempi non manchino mai i più realisti del re. Gli zelanti funzionari, sempre pronti a correre a destra e a manca, pur di farsi notare particolarmente pronti e deferenti nei confronti del potere. Qualsiasi potere, beninteso.
L’aver identificato il prode loggionista è stata una sciocchezza ampiamente evitabile, oltre ogni ragionevole dubbio. Un’azione fine a se stessa e a quel desiderio di farsi notare (o magari sperare di farsi notare) dal potente in trasferta meneghina.
Ciò detto, dal Partito democratico a scendere farebbero bene a evitare di trasformare il simpatico giornalista urlatore in un nuovo simbolo di lotta a chissà quale nascente regime autoritario e liberticida. Un po’ perché ci scapperebbe da ridere, un po’ perché terminata l’ilarità converrebbe ricordare chi c’era nel palco Reale della “Prima”: la Senatrice a vita Liliana Segre.
Pensando alla sua storia, sovviene cosa abbia realmente significato in questo Paese l’omicidio della libertà e dei diritti dell’individuo.
Proprio perché l’abbiamo vissuto, proprio perché dobbiamo conservare la capacità di tutelarne la memoria e l’imperituro monito, non si può ululare sempre alla luna.
Gli allarmi stanchi e scomposti finiscono per diventare controproducenti per la stessa opposizione boccheggiante nei sondaggi. Quest’ultima non può pensare di ritrovare vigore grazie a un episodio come questo, che deve essere considerato per quello che è: un simpatico e del tutto innocuo impeto d’entusiasmo (oltretutto condiviso nella sostanza dalla stragrande maggioranza degli italiani), che ha trovato in una reazione buffa ed esagerata la perfetta linfa per creare il “caso”.
Qui ci si dovrebbe fermare, prima di scadere nel ridicolo e alienarsi ulteriormente le simpatie di quel grande corpaccione moderato d’Italia che non si sveglia la mattina andando a cercare con il lanternino il rinascente fascismo o la minaccia comunista. Dei tanti che semplicemente vorrebbero un Paese più agile, moderno, giusto, aperto alla concorrenza, al merito, alla bellezza della vita da mordere con entusiasmo e – perché no – un pizzico di gioia.
Una visione in cui un’area progressista degna di questo nome potrebbe trovare praterie, se non fosse distratta dall’insopprimibile esigenza di trovare un belzebù da additare alle folle. Sempre più rade.
di Fulvio Giuliani
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