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Pd politica estera

Oppositori di sé: il Pd e la politica estera

Dalla situazione in Medio Oriente all’Ucraina, Elly Schlein dovrebbe guardare la realtà di due guerre dove l’Occidente non ha colpe

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Oppositori di sé: il Pd e la politica estera

Dalla situazione in Medio Oriente all’Ucraina, Elly Schlein dovrebbe guardare la realtà di due guerre dove l’Occidente non ha colpe

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Oppositori di sé: il Pd e la politica estera

Dalla situazione in Medio Oriente all’Ucraina, Elly Schlein dovrebbe guardare la realtà di due guerre dove l’Occidente non ha colpe

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Dalla situazione in Medio Oriente all’Ucraina, Elly Schlein dovrebbe guardare la realtà di due guerre dove l’Occidente non ha colpe

Sostiene la leader del Partito democratico Elly Schlein che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’Italia dovrebbero procedere «al riconoscimento dello Stato palestinese» perché sarebbe «un contributo a un percorso di pace». Dove trovi questa certezza è incomprensibile visto che Spagna, Irlanda e Norvegia lo hanno già fatto ma la realtà del conflitto in Medio Oriente non è mutata d’una virgola. A parte ciò, v’è poi una questione ancor più sostanziale: riconoscere cosa? In questo momento l’Autorità nazionale palestinese è debolissima, ha perso ruolo e rappresentatività mentre forte – eccome – è Hamas. Riconoscere oggi lo Stato di Palestina significherebbe consegnare Gaza (e non solo) ad Hamas e la sua gente incolpevole ad altri anni di conflitti e sofferenze.

Quel che sembra sfuggire alla Schlein nella sua richiesta al governo italiano è un fatto: la politica estera di Giorgia Meloni (cui questo giornale non ha certo risparmiato critiche) è stata in questi anni la parte più riuscita della sua azione, con riconoscimenti del ruolo e delle posizioni italiane da parte di tutti i nostri alleati, dagli Stati Uniti ai Paesi dell’Unione europea e alla Gran Bretagna. Una politica estera che ha tenuto sempre il punto sui due principali conflitti del nostro tempo: quello in Medio Oriente, dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023, e quello in Ucraina dopo l’aggressione russa del febbraio 2022. Sulla situazione mediorientale l’Italia si è schierata dalla parte di Israele senza sottrarsi, all’occorrenza, a critiche per gli attacchi alla missione Unifil delle Nazioni Unite e per i bombardamenti a Gaza. Quanto alla situazione in Ucraina, Giorgia Meloni la sua posizione l’ha presa prima di vincere le elezioni politiche nel 2022 e di arrivare a Palazzo Chigi, schierandosi nella linea di continuità di sostegno a Kiev decisa dal governo di Mario Draghi dall’inizio dell’invasione russa.

Per questo quando Elly Schlein, rispetto alla guerra di Putin, ribadisce il «sostegno all’Ucraina contro questa invasione criminale», aggiungendo però di chiedere «all’Italia e all’Unione europea lo sforzo diplomatico e politico che fin qui è mancato», ci sfugge qualcosa: quale sforzo diplomatico sarebbe mancato? Ci ha provato la Francia, ci sta riprovando la Germania, i Paesi occidentali all’inizio del conflitto hanno scelto una linea di sanzioni economiche alla Russia allo scopo di far ragionare Putin. Nulla è servito, perché le responsabilità sulle difficoltà diplomatiche rispetto al conflitto in Ucraina non sono occidentali ma dello zar, sempre di ghiaccio a ogni possibile inizio di dialogo.

Per tutte queste ragioni, dalla situazione in Medio Oriente all’Ucraina, Elly Schlein anziché aggiungere sempre un +1 (copyright di Paolo Mieli) per criticare la politica estera attuale dell’Italia, dovrebbe sottrarre e guardare la realtà di due guerre dove l’Occidente non ha colpe.

di Massimiliano Lenzi

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