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La politica e l’arte di sfilarsi

In politica sfilarsi alla chetichella può essere un modo per cavarsela senza dare nell’occhio, ma alla lunga lo si vede anche chiudendo gli occhi

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La politica e l’arte di sfilarsi

In politica sfilarsi alla chetichella può essere un modo per cavarsela senza dare nell’occhio, ma alla lunga lo si vede anche chiudendo gli occhi

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La politica e l’arte di sfilarsi

In politica sfilarsi alla chetichella può essere un modo per cavarsela senza dare nell’occhio, ma alla lunga lo si vede anche chiudendo gli occhi

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In politica sfilarsi alla chetichella può essere un modo per cavarsela senza dare nell’occhio, ma alla lunga lo si vede anche chiudendo gli occhi

Oggi le comunicazioni della presidente del Consiglio, in vista del Consiglio europeo, s’annunciano secondo un copione sperimentato: sfilarsi dai contrasti. Ci sarà la conferma della divisione profonda nel governo, che i suoi esponenti nasconderanno indicando la spaccatura profonda nell’opposizione, che risponderà puntando il dito su quella della maggioranza. Non è che non capiscono quanto l’andazzo indebolisca l’Italia, è che non sanno cos’altro fare.

Sfilarsi alla chetichella può essere un modo per cavarsela senza dare nell’occhio, ma alla lunga lo si vede anche chiudendo gli occhi. I contrasti non devono necessariamente sfociare in rotture, ma non affrontarli sfocia in logoramenti che portano a cadute. Meglio affrontarli, sezionando le questioni.

Da quando s’è insediato, il governo chiede di potere far crescere la spesa per la difesa senza che sia contabilizzata nel Patto di stabilità. Lo fa non soltanto perché il nostro 1,6% è lontano dal minimo 2% previsto dalla Nato, ma anche perché in quella spesa i Carabinieri pesano per il 28,1%, essendo militari ma non tutti addetti alla difesa esterna. La Lega è il partito che più ci tiene a mostrarsi trumpiano e Trump chiede che tutti si spenda assai più del 2%. Ora il ministro dell’Economia, il leghista Giorgetti, si dice contrario alla spesa a debito nazionale, che il governo di cui fa parte ha sempre chiesto di potere fare, proprio alla condizione ora prevista, ovvero in deroga ai parametri. Anziché sfilarsi se ne può parlare.

Sia Giorgetti che Schlein – oibò, che strana accoppiata – hanno ragione a dire che sarebbe migliore una spesa comune dell’Unione. Lo sostenevamo quando il governo chiedeva la deroga. Ma: a. quel meccanismo, come le garanzie finanziarie Ue, comporta maggiori vincoli e maggiore integrazione; b. non si risolverebbe affatto la nostra spesa fuori dai patti Nato; c. se si vuole aiutare l’Ucraina si deve spendere immediatamente, non un domani. Sarebbe utile fare politica invitando alla coerenza.

Dire che l’Italia non manderà militari in Ucraina può sembrare una posizione netta, ma è per metà un’affermazione inutile (visto che non ci sono plotoni in partenza) e per metà falsa, visto che in caso di mandato Onu (e a valle di un accordo almeno di cessate il fuoco) i nostri militari ci saranno eccome. Come ci sono sempre stati e sono in questo momento operativi in diversi teatri. Una cosa è l’arte politica di aggirare gli argomenti scomodi con le parole, un’altra illudersi che le parole cambino la realtà.

Nella maggioranza è la Lega a fare l’estremista pacifinta (posso sparare a chi mi entra in casa e non a chi mi invade?), per disturbare gli altri. Nell’opposizione lo sono i pentastellati, per disturbare il Pd. A Palazzo Chigi da una parte si sfilano, dall’altra provano a temporeggiare, a esserci e non esserci (come ai vertici dei “volenterosi”), puntando a un incontro con Trump alla Casa Bianca per darsi pacche e mettere in scacco l’avversario interno. Nel Pd non è dato sapere come intendano uscirne, al punto da supporre che a chi ha ancora a cuore la propria credibilità e coerenza non resterà che uscire. Tutto molto intrigante, ma anche irrilevante. Un gioco a chi conta nel mondo che non conta.

Il punto è che gli Usa hanno imposto all’Ucraina la richiesta di una tregua, che se le cose avessero un senso si sarebbe supposto già negoziata con la Russia. Dopo di che sono stati promessi sfracelli ove la Russia non avesse subito acconsentito. Non lo ha fatto e siamo qui ad attendere una telefonata che sarà interlocutoria. Se non si vuole solo stare nel loggione, assistendo a una bislacca rappresentazione di diplomazia del vicolo (oscuro o cieco), si stia sulla posizione Ue: se Trump riesce a ottenere la pace, dategli il Nobel; il negoziato deve essere fatto con gli ucraini; nessuna integrità territoriale può essere toccata se non con il loro consenso. Già se fosse questa la conclusione dell’odierno dibattito potrebbe somigliare a una posizione politica, non da sfilatisi.

di Davide Giacalone

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