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Roma, piazza blu Europa e speranza

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Vedere ieri quella piazza zeppa fino a scoppiare di bandiere dell’Ue, striscioni, cori, occhi e cuori dedicati al sogno europeo è motivo di grande e sincera gioia. L’Europa è connaturata alla nostra vita

Roma, piazza blu Europa e speranza

Vedere ieri quella piazza zeppa fino a scoppiare di bandiere dell’Ue, striscioni, cori, occhi e cuori dedicati al sogno europeo è motivo di grande e sincera gioia. L’Europa è connaturata alla nostra vita

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Roma, piazza blu Europa e speranza

Vedere ieri quella piazza zeppa fino a scoppiare di bandiere dell’Ue, striscioni, cori, occhi e cuori dedicati al sogno europeo è motivo di grande e sincera gioia. L’Europa è connaturata alla nostra vita

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Per chi dirige un giornale che le stelle d’oro su fondo blu dell’Unione europea le ha messe nella testata, vedere ieri quella piazza zeppa fino a scoppiare di bandiere dell’Ue, striscioni, cori, occhi e cuori dedicati al sogno europeo non può che essere motivo di grande e sincera gioia.

Pur senza dimenticare i distinguo e i richiami – talvolta semplicemente ingenui, altre volte un po’ pelosi e incomprensibili – a un pacifismo disarmato e utopistico (ne ho già scritto, così simile a quello che negli anni ‘70 inneggiava a Mao e a Breznev), il valore è indiscutibile e notevole.

Anche perché l’iniziativa non nasce da un partito politico. A dirla tutta, sono stati proprio i contorsionismi di alcuni di quelli poi presenti in Piazza del Popolo ad averne un po’ guastato l’atmosfera e lo spirito genuinamente europeista.

Che ci volete fare, siamo abituati ai “sì, ma“ di tanti. All’insopportabile benaltrismo. All’incapacità di prendere una posizione che sia una. Di avere un’idea che – insieme ai richiami agli ideali – sia in grado di rispettare la realtà dei fatti. Di non nascondere un’imbarazzante pavidità politica dietro dichiarazioni di puro principio e la bandiera della pace.

Perché chi non ha capito cosa sia la “pace” per i dittatori mente a se stesso e agli altri. Ne abbiamo sin troppi di esempi, ovunque volgiamo lo sguardo dalla maggioranza all’opposizione.

Mentre la piazza si svuotava, sono tornato a pensare a ciò che ho avuto modo di sottolineare qui. In barba a qualunquisti, populisti, pacifisti a schiovere (è napoletano) e chi più ne ha più ne metta.

Oltre le bandiere e i discorsi, per capire quanto l’Europa sia connaturata alla nostra vita. Unico possibile orizzonte di un Paese che voglia vedersi e sentirsi realmente moderno, sviluppato e attento ai diritti dell’individuo. Bisognerebbe avere la capacità di parlare con i nostri figli.

Fatte salve le più che legittime eccezioni, provate a chieder loro semplicemente cosa preferiscano fra una prospettiva di futuro e di carriera senza confini e passaporti, integrata, fatta di opportunità sempre nuove e diverse o le quattro mura del paesello e le parole d’ordine di qualche dittatore da strapazzo.

Imperfetta, angosciata, offesa e vilipesa ogni giorno da gente ingrata che ha vissuto un’esistenza incredibilmente agiata e sicura grazie all’Unione e all’atlantismo, questa è l’Europa.

Nessun Orbán – destinato all’oblio dei camerieri dei dittatori – ci farà mai cambiare idea.

di Fulvio Giuliani

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