Scuola e Pnrr, troppi soldi
In questo periodo le scuole sono sull’orlo del collasso perché devono terminare in tempo quanto richiesto dai bandi Pnrr da cui sono state sommerse
Scuola e Pnrr, troppi soldi
In questo periodo le scuole sono sull’orlo del collasso perché devono terminare in tempo quanto richiesto dai bandi Pnrr da cui sono state sommerse
Scuola e Pnrr, troppi soldi
In questo periodo le scuole sono sull’orlo del collasso perché devono terminare in tempo quanto richiesto dai bandi Pnrr da cui sono state sommerse
In questo periodo le scuole sono sull’orlo del collasso perché devono terminare in tempo quanto richiesto dai bandi Pnrr da cui sono state sommerse
In questo periodo le scuole sono sull’orlo del collasso perché devono terminare in tempo quanto richiesto dai bandi Pnrr da cui sono state sommerse. Una parte dei 20 miliardi assegnati è stata spesa per interventi strutturali e soprattutto per la digitalizzazione. Ma dovendo decidere in breve tempo – con segreterie subissate e impreparate all’estrema burocrazia di questi bandi – in mancanza di piani precisi e lungimiranti e dovendo spendere in un sol colpo una marea mai vista di soldi, spesso sono state buttate centinaia di migliaia di euro per Lim di ultimo modello o nuovi Pc per sostituirne altri perfettamente funzionanti o per strumentazioni avveniristiche come visori o droni che nessuno sa usare. Permane inoltre una contraddizione logica: si vuole una scuola digitale ma è vietata come la peste la Dad, anche nei casi in cui un ragazzo si rompa una gamba e non possa prendere il pullman o sia in convalescenza dopo un’operazione. Meglio stare soli a giocare (anche d’azzardo) col cellulare o navigare su siti vietati, piuttosto che restare in contatto con docenti e compagni ma fra le grinfie demoniache di quella Dad che in pandemia è stata una empirica salvezza e ora con tutta la strumentazione e l’esperienza potrebbe essere una impagabile risorsa.
Oltre alla digitalizzazione, sono previsti interventi contro la dispersione scolastica, con incontri individuali di mentoring, progetti di consulenza e corsi sulle materie insufficienti con gruppetti di pochi ragazzi. Tutto bellissimo e necessario se facesse parte di un progetto con una visione a lungo termine volta a modificare definitivamente una didattica rigida, antica, quasi esclusivamente frontale, basata spesso su ripetizione mnemonica e che taglia fuori chi non è abbastanza strutturato o ‘corazzato’. Ma nessuno ha davvero la volontà di far questo. I bandi di candidatura per tali delicati interventi sono diretti a tutti i docenti e basati su punteggio di laurea e poco altro, non certo su competenze didattiche o doti empatiche. Quindi tutti quelli che vogliono arrotondare lo stipendio si fanno avanti, anche chi prima non rimaneva in classe neppure un secondo dopo il suono della campanella. E non lo farà nemmeno quando i soldi saranno terminati. E mentre ci si improvvisa mentor si finge di non sapere – finché ci fa comodo – che contro la dispersione servono figure professionali con specifiche competenze in sinergia con famiglie e territorio: un normale insegnante può al massimo dare consigli di buon senso o pacche sulle spalle, ma non per questo può essere considerato e pagato come ‘esperto’.
Non mancano fondi sul potenziamento delle discipline Stem, grave problema della scuola italiana. Ma anche in questo caso, pur di non perdere i tanti soldi disponibili, vengono improvvisati progetti che possono anche essere interessanti ma sono soltanto sporadici flash senza una precisa visione a lungo termine e senza ricadute sulla didattica quotidiana. Inoltre, che senso hanno progetti estemporanei e temporanei sulle discipline Stem quando mancano moltissimi docenti proprio in queste materie e quelli che ci sono spesso arrivano dopo mesi, sono precari e a volte nemmeno laureati?
Questo progettificio disorganico e senza futuro – che terminerà appena terminati i fondi – è in realtà lo specchio della scuola odierna, basata su parole svuotate di significato (educazione civica, orientamento, capolavoro, tutor, orientatore, condotta) che non si traducono in un reale mutamento della didattica, bensì nella compilazione pedissequa e sterile di opportune tabelle e tendine del registro elettronico, in cui ogni anno viene aggiunta una voce all’elenco: ora si può cliccare anche su “educazione civica/orientamento”, così con un’ora sola ci si libera di due incombenze. Quasi nessuno ci crede, ma nessuno si ribella. Ma questi giovani, su ciascuno dei quali grava già alla nascita una spaventosa parte di debito pubblico, dovranno restituire a breve gli ingenti fondi del Pnrr che noi non abbiamo le competenze o la volontà di usare meglio.
di Cristina Agazzi
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche