Senza realtà. Il trionfo delle fake news
Senza realtà. Il trionfo delle fake news: dal numero di turisti nelle spiagge fino al Ponte sullo Stretto. A chi giova tutto questo?

Senza realtà. Il trionfo delle fake news
Senza realtà. Il trionfo delle fake news: dal numero di turisti nelle spiagge fino al Ponte sullo Stretto. A chi giova tutto questo?
Senza realtà. Il trionfo delle fake news
Senza realtà. Il trionfo delle fake news: dal numero di turisti nelle spiagge fino al Ponte sullo Stretto. A chi giova tutto questo?
Già il fatto che siamo riusciti a far diventare la quantità di ombrelloni sulle spiagge oggetto di polemica al massimo livello – con l’affondo della segretaria del Pd, la replica puntuta della presidente del Consiglio e la controreplica non meno acuminata della Schlein – dimostra quanto il confronto politico sia diventato, diciamo così, sufficientemente etereo da trasformarsi in surreale. Il direttore Giacalone nell’editoriale di ieri ha fatto chiarezza su alcuni punti fondamentali e non ci sarebbe altro da aggiungere se non forse una riflessione più approfondita sull’aspetto comunicativo dello scontro politico, assumendo la differenza fra ciò che è e ciò che appare.
Sì perché, nell’attesa che occhiuti emissari dell’uno e dell’altro schieramento si aggirino sulle spiagge o conteggino i turisti in giro per le città ed emettano il loro verdetto, per risolvere il problema basterebbe aspettare il responso ufficiale a fine estate degli organismi addetti allo scopo e poi eventualmente discuterne. Invece no, il cerino del conflitto – inevitabilmente fatuo – si accende in un battibaleno per poi spegnersi con altrettanta velocità, lasciando nient’altro che un filamento nerastro di cui le persone normali, magari appunto in vacanza o costrette a casa, non sanno che fare.
Perché accade tutto questo? Perché tanta ordalica virulenza che molto assomiglia a quegli incontri di wrestling dove tutto è finto e tutti lo sanno ma applaudono o fischiano lo stesso? Le spiegazioni possono essere molteplici. Una, forse, va presa particolarmente in considerazione per i suoi effetti venefici. E cioè che da noi la realtà ha cessato di essere un elemento essenziale da considerare, per lasciare posto – sempre e comunque – alla propaganda che fomenta lo scontro per lo scontro. Senza preoccuparsi di altro. La demonizzazione dell’avversario, che ai tempi di Silvio Berlusconi aveva dato luogo a dotte e approfondite disquisizioni socio-politiche, è entrata definitivamente in circolo al pari di un virus incontenibile. Sostituendo appunto la realtà e la necessità di relazionarsi con essa prima di aprire bocca con annesso quantitativo di bava.
Non importa verificare quel che accade e confrontarsi col resto del mondo. Importa prendere il randello – fortunatamente virtuale – e picchiare duro anche sotto la cintola pur di sgretolare. Delegittimandolo senza se e senza ma, chi la pensa diversamente e fa parte dello schieramento avverso. È il trionfo delle fake news. Perché, qualunque sia la valutazione in campo, sempre falsa apparirà agli occhi di chi non fa parte della congrega che appoggia questo o quel leader o forza politica.
Se l’Agenzia per il turismo o chi per essa a fine stagione dirà che i turisti sulle spiagge o nelle città sono aumentati o diminuiti, immediatamente il fronte opposto dirà che quei dati sono parziali o inattendibili, dando l’ennesima spinta alla giostra dello scontro, e via così.
Vale per tutto, anche per il ponte sullo Stretto. Dove le perizie tecniche e gli studi di fattibilità scolorano di fronte non a chi si divide se sia un’opera utile o no – dibattito del tutto legittimo e perfino necessario – ma dinanzi a chi sempre e comunque sosterrà che in quel modo si fa un regalo alla mafia e chi strombazzerà che i No Ponte nient’altro sono che l’estrema propaggine di quelli che non vogliono mai fare nulla, lasciando colpevolmente il Paese in stato di arretratezza.
È evidente che in questo modo non si va da nessuna parte. Ed è altrettanto evidente che un confronto politico così drogato, avvelenato e fuori misura ha come effetto principale di screditare agli occhi dell’opinione pubblica gli esponenti politici (dei quali viene fatta di tutt’erba un fascio). E allontanare sempre di più i cittadini dalla politica, favorendo la disaffezione e l’astensionismo. A chi giova tutto questo? Soltanto a chi quel tipo di delegittimazione persegue. Magari aiutando più o meno consapevolmente lobbies o centri di potere che anelano a sostituirsi alla politica complessivamente intesa. Un disegno reazionario, al quale purtroppo chi dovrebbe reagire al contrario si adagia. Per qualche voto in più.
Di Carlo Fusi
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