Polemiche, chiacchiere e decenza
Ieri durante l’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen si è registrata qualche apertura sul tema dei migranti
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Polemiche, chiacchiere e decenza
Ieri durante l’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen si è registrata qualche apertura sul tema dei migranti
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Polemiche, chiacchiere e decenza
Ieri durante l’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen si è registrata qualche apertura sul tema dei migranti
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Ieri durante l’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen si è registrata qualche apertura sul tema dei migranti
Se vogliamo essere ottimisti, come alcuni quotidiani di questa mattina, ieri si è registrata una qualche apertura sul tema dei migranti, nell’incontro fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen.
Ottimisti lo siamo per natura, però non ci piace passare per ingenui: ancora una volta, non è stato definito nulla di concreto sulla questione che da anni sta costando all’Italia perenni tensioni politiche e angosciose domande di carattere morale. Per chi abbia voglia di porsele, naturalmente.
Generiche disponibilità, in vista del vertice fortemente voluto da Roma del prossimo 9 e 10 febbraio, parole che non possono che essere al miele, pur sapendo che si è lontanissimi da una presa di coscienza europea e tanti Paesi non hanno voglia neppure di impegnarsi verbalmente.
Poi, quelle nuove regole sulle Organizzazioni Non Governative, individuate come uno degli anelli deboli o forti (a seconda dei punti di vista) del problema e del traffico che si consuma ogni giorno in Mediterraneo.
Un atteggiamento, quello nei confronti dell’ONG, in cui è stato impossibile per qualsiasi forza politica prescindere da atteggiamenti ideologici.
Così, chi si adopera per i salvataggi in mare – a seconda del partito – diventa un angelo o un demone, nel senso di un complice dei trafficanti di esseri umani. Posizioni, le une e le altre, palesemente insostenibili e inutili. Come tutte quelle carenti di logica e sostenute solo per questioni elettorali e di consenso.
Di queste ore è la vicenda dei porti assegnati alle navi delle ONG, con l’intenzione del ministero degli Interni di distribuire gli approdi ben più a nord rispetto a Sicilia e Calabria. Si è cominciato da Ancona, ma presto potrebbe essere indicata come “porto sicuro“ la Liguria. Le ONG protestano e vedono in questi ordini solo un modo per costringerle a giorni di navigazione in più e minore attività nelle aree di salvataggio. Il governo replica che così la pressione non sarà più solo su Sicilia e Calabria. Ciascuno, come al solito, ci vede quello che vuole, ma certo è difficile non pensare che – pur legittime – queste nuove indicazioni sui porti non siano parte di una strategia annunciata. Senza girarci intorno, “contro” delle organizzazioni viste come fumo negli occhi dalla maggioranza di governo.
E così continua una giostra sempre uguale, mentre quasi più nessuno si prende la briga di parlare di chi viene tirato fuori dal Mediterraneo, di chi rischia la vita, di chi muore.
Facciamo grandi disquisizioni politiche sui porti e le miglia nautiche da percorrere, ma all’ennesimo bambino morto in mare il nostro problema resta quello di trovare un responsabile, qualcuno – l’Europa, le ONG, i Paesi arcigni – a cui dare la colpa per riuscire a guardarci allo specchio.
Di Fulvio Giuliani
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