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Terremoto Pnrr nella maggioranza

Terremoto Pnrr nella maggioranza

I ritardi sul Pnrr, una vecchia storia di scetticismo che ci sta portando dritti verso una figuraccia epocale a Bruxelles
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I ritardi sul Pnrr, una vecchia storia di scetticismo che ci sta portando dritti verso una figuraccia epocale a Bruxelles
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I ritardi sul Pnrr, una vecchia storia di scetticismo che ci sta portando dritti verso una figuraccia epocale a Bruxelles
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I ritardi sul Pnrr, una vecchia storia di scetticismo che ci sta portando dritti verso una figuraccia epocale a Bruxelles
Rivendichiamo il diritto di dirci sorpresi: nonostante tutto, a valle di difficoltà oggettive e ritardi che nessuno pensa di nascondere, tutto ci saremmo aspettati, ma non la tentazione della bandiera bianca. È quella serpeggiata ieri, dopo l’uscita leghista sulla possibilità di rinunciare (!) a parte dei fondi del Next Generation EU, quelli non a fondo perduto. I prestiti, insomma, per il Pnrr. Non una boutade, un’uscita scoordinata del capogruppo leghista alla Camera Maurizio Molinari, se è vero che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in persona si è affrettata a spazzar via l’ipotesi dal tavolo. Se è dovuta precipitosamente intervenire, la sensazione non è di un’iniziativa per così dire “privata“, ma di un’idea che è anche un malessere. Nella maggioranza. È storia vecchia quella della quota di prestiti connessa al Next Generation EU: secondo voci mai sopite nell’attuale area di governo, un ennesimo modo per tenere in qualche modo l’Italia “al guinzaglio“ della Commissione europea. Un’idea smentita dalle condizioni quasi assurdamente favorevoli previste dal Next Generation, da tassi impensabili in qualsiasi altra condizione, da restituire in 35 anni e che ci sarebbero costati molto di più a doverli reperire a normali condizioni di mercato. Non basta a chi vorrebbe soldi a fondo perduto e basta, magari senza neanche troppe storie da parte di chi ce ne faccia gentile omaggio. Sono le stesse voci che ricordano piccate come l’Italia sia un “contributore netto“ dell’Unione europea, cioè un Paese che dà più di quello che riceva. Anche questa è storia vecchia, che i 191,5 miliardi di euro stanziati per Roma dalla Commissione – pari al 27,3% del totale per gli immemori – avrebbero dovuto spazzar via. Evidentemente certe tentazioni propagandistiche sono durissime a morire. Tutti segnali pessimi, nel momento in cui dovremmo solo fare quadrato, senza distinzione fra governo e opposizione, pur di salvare risorse che non torneranno mai più. Si comincia a far fatica anche a capire il gioco di chi oggi “scopre” i prestiti (super agevolati ) e governava anche quando il governo Draghi ridisegnò a tempo di record i piani del Pnrr. L’immagine che stiamo dando a Bruxelles e non solo è sconfortante, siamo a un passo da una figuraccia epocale. Fermatevi. di Fulvio Giuliani

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