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Tutto è niente, l’errore fatale del Pd

Il M5S e Giuseppe Conte hanno tessuto la ragnatela e alla fine il Pd ed Elly Schlein vi sono caduti dentro come una mosca

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Tutto è niente, l’errore fatale del Pd

Il M5S e Giuseppe Conte hanno tessuto la ragnatela e alla fine il Pd ed Elly Schlein vi sono caduti dentro come una mosca

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Tutto è niente, l’errore fatale del Pd

Il M5S e Giuseppe Conte hanno tessuto la ragnatela e alla fine il Pd ed Elly Schlein vi sono caduti dentro come una mosca

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Il M5S e Giuseppe Conte hanno tessuto la ragnatela e alla fine il Pd ed Elly Schlein vi sono caduti dentro come una mosca

Il M5S e Giuseppe Conte hanno tessuto la ragnatela e alla fine il Pd ed Elly Schlein vi sono caduti dentro come una mosca. E dire che in tanti li avevano messi sull’avviso dicendo loro che il vero obiettivo del Movimento grillino non era tanto l’alleanza (denominata in assenza di fantasia “campo largo”) quanto il primato politico del Movimento sul Partito. Ora che quanto doveva accadere è accaduto – in Sardegna si è imposta la grillina Todde, a Bari vince il moralismo di Conte, a Torino il Movimento fa da sé e, insomma, il M5S sta avanti e guida e il Pd insegue – non solo conta poco versare lacrime di coccodrillo ma, soprattutto, non c’è che da prendere atto che il Pd ed Elly Schlein sono in trappola. Ne potranno uscire solo se lo vorrà il ragno: l’ineffabile Giuseppe Conte.

Tutto era già scritto. Bastava saper leggere. E, dopo aver letto, cambiare registro cioè politica. Invece dalle parti della sinistra, con l’arrivo della Schlein – che, non a caso, è stata la prima a usare la definizione dalemiana di “cacicchi” – i vizi d’origine del Pd sono stati accentuati: questione morale, giustizialismo, populismo, antioccidentalismo e, insomma, tutto il catalogo dell’antipolitica da cui è nato il Movimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

È infatti impossibile descrivere la ‘cultura politica’ grillina come se fosse in netta contrapposizione al Pd: se lo si fa non ci si capisce più nulla perché si tende a credere che il M5S sia arrivato in Italia provenendo direttamente da Marte. Ma i grillini non sono alieni. I grillini vengono al mondo come i figli e i nipoti del giustizialismo e del populismo della cosiddetta seconda Repubblica, che attraversa sì tutti i partiti da destra a sinistra ma alberga soprattutto a sinistra e ha la sua origine più vera nel rapporto malsano fra giustizia e politica che proprio la sinistra post comunista, sulla base della berlingueriana ‘questione morale’, ha usato in maniera maldestra.

La malapianta dell’antiparlamentarismo italiano ha una lunga storia dietro le spalle e il grillismo – che vuole essere una ribellione delle masse contro l’élite ma ne è la caricatura – ne è l’ultima espressione che predica e pericolosamente pratica la rivolta del populista Rousseau contro il liberale Montesquieu. L’illusione del Pd (con o senza Elly Schlein) è quella di poter guidare e usare i grillini mentre – nell’epoca digitale, liquida e post moderna – accade esattamente il contrario: sono i grillini a guidare e usare il Pd, ossia ciò che resta della sinistra.

Ilcampo largoha una sola possibilità di realizzazione: o si fa a guida Conte o non si fa. Il che vuol dire che o si fa con il primato grillino o non si fa. Detto in due parole: la guida spetta a chi meglio pratica la demagogia. L’obiezione che da soli non si vince non ha senso perché per il M5S la sconfitta del Pd è una vittoria. Per due motivi molto chiari: primo perché il M5S vive nel vittimismo e nella rabbia sociale che sono i suoi alimenti naturali; secondo perché il Pd per i grillini rappresenta pur sempre un’élite e quindi è una sorta di ‘nemico di classe’ che va sconfitto.

L’errore del Pd è all’origine: posto dinanzi al bivio fra riformismo e populismo, ha sempre imboccato la seconda via. Un errore fatale, che fornisce ai suoi alleati il primato politico o moralistico dell’alleanza e della sinistra in generale. Il Pd che si guarda allo specchio vede il M5S. Non è un problema né di cacicchi né di alleanze né di elezioni bensì è un enorme problema di cultura politica: credendo di essere tutto – virtù, onestà, giustizia, dignità, lavoro, verità – si finisce con il non essere niente.

di Giancristiano Desiderio

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