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Ustica, la Francia e la memoria

Ustica, la Francia e la memoria: ciò che Giuliano Amato ha dichiarato riguardo la strage di Ustica, lo sostengono da anni tantissime persone
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Ustica, la Francia e la memoria: ciò che Giuliano Amato ha dichiarato riguardo la strage di Ustica, lo sostengono da anni tantissime persone
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Ustica, la Francia e la memoria: ciò che Giuliano Amato ha dichiarato riguardo la strage di Ustica, lo sostengono da anni tantissime persone
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Ustica, la Francia e la memoria: ciò che Giuliano Amato ha dichiarato riguardo la strage di Ustica, lo sostengono da anni tantissime persone
Diciamo la verità, quello che il presidente emerito della Corte Costituzionale ed ex presidente del Consiglio italiano Giuliano Amato ha dichiarato riguardo la strage di Ustica lo sostengono da anni in tantissimi. La maggioranza di chi si è fatto un’idea abbastanza solida di quanto accaduto nei nostri cieli il 27 giugno del 1980. Il Dc-9 dell’Itavia fu abbattuto da un missile. Probabilmente francese. Certo, detto con quei toni perentori da un ex presidente del Consiglio, uomo dalle rilevanti responsabilità allora e negli anni immediatamente successivi, le cose cambiano. Cambiano, soprattutto, se quella stessa persona ha il coraggio politico di chiedere un atto di contrizione pubblica a uno Stato amico e alleato. Le parole più forti dell’intervista a la Repubblica, a nostro avviso, sono quelle riservate all’appello pubblico al presidente francese Emmanuel Macron a rendere pubbliche le responsabilità transalpine e chiedere scusa alle famiglie delle vittime e all’Italia. Il punto è che in questa tragica e infinita vicenda non potrà mai essere un solo governo a chiedere scusa. Ripetiamo, quello che accadde quella notte è ormai sostanzialmente acquisito in termini storici. Non avremo probabilmente mai una verità giudiziaria, ma il ruolo francese e americano è accettato – come si diceva – dalla stragrande maggioranza di chi non si è mai bevuto cedimenti strutturali e bombe a bordo. Come non si può chiederne conto a chicchessia astraendo i fatti dal loro tempo. Decontestualizzando una tragedia che ha segnato il Paese. Dimenticando la guerra fredda, i delicatissimi equilibri del Mediterraneo di allora e anche il nostro ruolo, la nostra politica. Non sempre così limpida e allineata agli interessi occidentali, come lo stesso Giuliano Amato ricorda parlando di Bettino Craxi. Eravamo sul confine, eravamo parte della cerniera, ballavamo spesso pericolosamente lungo il confine e quella cerniera. Eravamo un elemento fondamentale dello schieramento Nato, eppure abbastanza sfrontati, abili e intelligenti da saper gestire una politica ora filo araba, spesso filo palestinese, ogni tanto con sfumature terzomondiste che certo non facevano impazzire Washington. E neppure Parigi. Questo non significa che quella notte volessero colpire noi, l’obiettivo restava il leader libico Gheddafi, che però da queste parti appoggi ne aveva. Per tacere dei giganteschi interessi economici che sono arrivati dritti al III millennio e alla sua tragica fine. Scherzi della vita e della Storia, con pesante influenza francese… Cercando la verità storica, ricordiamo di non dividere il mondo – allora come oggi – in buoni e cattivi. Gli unici buoni di questa storia sono gli 81 morti del Dc-9, che meritano di riposare finalmente in pace. Tutti gli altri attori della tragedia hanno recitato il loro ruolo, spesso convinti di essere dalla parte giusta e che la ragion di Stato giustificasse tutto. Erano condannati allora, come lo sono oggi, anche se nessuno pagherà mai.   di Fulvio Giuliani

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