Telegram: il canale preferito dalle illegalità, ma ormai è uno degli strumenti che più vengono tenuti sotto osservazione.
Da lì parte l’organizzazione dei cortei dei no Green Pass. Passa per Telegram la comunicazione di chi cerca un lavoro senza avere il certificato verde. Sempre in quelle chat si radunano virtualmente quelli che provano a vendere Green Pass falsi. Stesso discorso per quelli che alcuni giorni fa avevano organizzato il rave a Nichelino. Era nato per consentire proprio le conversazioni, oltre che immediate e pure cancellabili, per gruppi fino a 200mila persone. Peccato che sia stato trasformato nel modo per cercare di eludere questa o quell’altra normativa: vi si trova per esempio anche chi cerca di vendere abbonamenti ai servizi premium.
L’accesso ai gruppi è semplicissimo e non esistono filtri di sorta nella maggior parte dei casi, per questo viene spontaneo domandarsi perché certe chat rimangano aperte. Ad esempio, per Telegram sono passate le minacce al sindaco di Milano Sala. La risposta è che quei messaggi forniscono anche del materiale alle forze dell’ordine, che proprio tramite quelle conversazioni possono in tempo reale essere informate in modo decisamente più chiaro ed esplicito di cose che in precedenza venivano comunicate in conversazioni ben più difficilmente controllabili.
Se è vero che non si può accettare che Telegram resti un mondo senza regole, laddove si tenta invece di normare i contenuti che finiscono su altre piattaforme, altrettanto vero è che in alcuni casi la scelta di lasciare apparentemente correre è invece funzionale. Permette di avere il tempo di identificare chi su quelle chat annuncia atti violenti o più semplicemente fa qualcosa di illegale e lo racconta. Perché esiste un aspetto ulteriore, di questo proliferare di gruppi: chi scrive lo fa per raccogliere intorno a sé consensi su un canale che viene percepito come ancora ‘libero’ da qualsiasi tipo di vincolo. E lo è nei fatti, ma questo non significa affatto che non venga controllato. Anzi, è ormai uno degli strumenti che più vengono tenuti sotto osservazione, per esempio in circostanze come i cortei no Green Pass. O come nel caso del 17enne che vendeva falsi certificati verdi.
Chi scrive può davvero pensare di essere impunibile? Può davvero non rendersi conto che forse di quelle affermazioni dovrà rispondere, come è ovvio che sia? Difficile. Intanto, gli sviluppatori consci del successo crescente stanno per lanciare una versione a pagamento: o meglio, verrà introdotta anche qui la pubblicità e chi non vorrà vederla dovrà pagare. L’illusione di alcuni di aver trovato un sistema ‘contro il sistema’ è destinata a infrangersi sulle regole del business e soprattutto su quelle del vivere civile.
di Annalisa Grandi
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Tag: social media, società
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