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Cosa resterà di un Papa fuoriserie?

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Cosa resterà di Papa Francesco? Cosa resterà delle sue scelte comunicative? Dei messaggi e della simbologia che il pontefice “venuto dalla fine del mondo” ha mutato radicalmente?

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Cosa resterà di un Papa fuoriserie?

Cosa resterà di Papa Francesco? Cosa resterà delle sue scelte comunicative? Dei messaggi e della simbologia che il pontefice “venuto dalla fine del mondo” ha mutato radicalmente?

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Cosa resterà di un Papa fuoriserie?

Cosa resterà di Papa Francesco? Cosa resterà delle sue scelte comunicative? Dei messaggi e della simbologia che il pontefice “venuto dalla fine del mondo” ha mutato radicalmente?

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Cosa resterà di Papa Francesco? Cosa resterà delle sue scelte comunicative? Dei messaggi e della simbologia – da sempre in Vaticano di straordinario valore – che il pontefice “venuto dalla fine del mondo” ha mutato radicalmente?

Può sembrare un interrogativo ozioso, partendo dall’assunto che un Papa è anche un monarca assoluto e che le sue decisioni sono insindacabili e immediatamente esecutive. Eppure, se è banalmente vero che il successore potrebbe ripercorrere le orme di Bergoglio o scegliere un sentiero del tutto diverso, sono le caratteristiche stesse del potere papale a imprimere una traccia che si può abbandonare, ma è impossibile ignorare.

Pur non volendo affrontare oggi il rilevante tema del nome (Francesco fu una cesura), basta fare alcuni esempi solo all’apparenza banali. Dove vivrà il prossimo successore di Pietro? Confermerà la scelta estremamente semplice – e all’epoca clamorosa – di risiedere in Santa Marta o tornerà negli appartamenti papali del Palazzo apostolico?

La prima volta che uscirà dalle mura vaticane, il futuro Papa sarà a bordo dell’ormai iconica 500? O tornerà alle “auto blu” che sono state la norma sino a Benedetto XVI? In questo caso, il nuovo pontefice avrà presumibilmente qualche giorno in più per prendere la sua decisione. Ma avrà gli occhi del mondo puntati addosso e ogni gesto verrà vivisezionato e confrontato con l’immediato passato.

Altri esempi non mancano di certo, basti pensare alle… scarpe. Persino sulle calzature, Papa Bergoglio ha fatto storcere qualche naso nella curia. Ma non ha mai rinunciato alle proprie scarpe ortopediche risalenti – come modello – agli anni argentini. Non l’abbiamo mai visto con le scarpe rosse. Ancora, il crocifisso del nuovo Papa sarà semplice o, quando si affaccerà alla loggia centrale della basilica di San Pietro, rivedremo un modello più elaborato e prezioso? Del tipo, per capirci, che un buon numero di cardinali ha continuato tranquillamente a sfoggiare in questi 12 anni di papato di Francesco.

È un elenco ridotto ma molto legato all’immagine che giorno dopo giorno ha contribuito a edificarne l’immensa popolarità e tracciarne il profilo.

Ci vorranno mesi, se non anni, per farsi un’idea di dove andrà la Chiesa sui grandi temi che l’attendono al varco. Dal sempre più complesso rapporto con il mondo secolarizzato al confronto con le altre fedi. Sino al progressivo scivolare del baricentro verso Est e Sud del mondo.

Di certo la Chiesa di Bergoglio ha saputo parlare come nessun’altra al mondo laico. A quelle categorie che per decenni (restiamo al Novecento e al XXI secolo, senza risalire oltre) non avevano trovato alcun ascolto nella curia romana. Qui non si tratta di ragionare semplicemente sul classico “derby” fra l’ala progressista e quella conservatrice, che scaldano i muscoli in attesa del faccia a faccia nella Cappella Sistina. Parliamo di una scelta di straordinaria delicatezza chiunque sia il successore di Francesco. Il mondo osserva.

Di Fulvio Giuliani

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