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Feste

Feste, tradizioni e novità passeggere

Feste: tra le tradizioni e le novità passeggere. Al cinema e in televisione i ricordi “sbloccati” dai film cult mentre i giovani fanno fatica a trovare punti di riferimento
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Feste, tradizioni e novità passeggere

Feste: tra le tradizioni e le novità passeggere. Al cinema e in televisione i ricordi “sbloccati” dai film cult mentre i giovani fanno fatica a trovare punti di riferimento
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Feste, tradizioni e novità passeggere

Feste: tra le tradizioni e le novità passeggere. Al cinema e in televisione i ricordi “sbloccati” dai film cult mentre i giovani fanno fatica a trovare punti di riferimento
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Feste: tra le tradizioni e le novità passeggere. Al cinema e in televisione i ricordi “sbloccati” dai film cult mentre i giovani fanno fatica a trovare punti di riferimento
Qualche giorno fa, in prima serata, su Rete 4 è andato in onda “Lo chiamavano Trinità”, il cult movie con Bud Spencer e Terence Hill che – come da tradizione – viene trasmesso da decenni durante tutto l’anno. È passato ormai oltre mezzo secolo dalla sua uscita nelle sale eppure si tratta di una pellicola che riesce ancora a tenere incollati al piccolo schermo quasi un milione e 400mila persone (l’8,9% di share), un dato a dir poco straordinario in un momento in cui la televisione sta vivendo una profonda fase di trasformazione. Non è difficile immaginare chi possa essere lo spettatore tipico di capolavori senza tempo come questo e di altri grandi classici che sotto le feste non mancano mai, per rispetto della tradizione ma anche per una questione di opportunità, dato che con un investimento praticamente nullo gli introiti pubblicitari generati sono ancora degni di nota. È il caso di “Una poltrona per due” – film che si potrebbe guardare un numero infinito di volte – che ha sancito l’esordio di Eddie Murphy e consacrato un già conosciuto Dan Aykroyd. Il fascino di queste opere cinematografiche sta tutto nella capacità di far riaffiorare ricordi lontani, spesso dormienti, che aspettano soltanto di essere ‘sbloccati’. Quanti rammentano interi pomeriggi successivi alla messa in onda a scimmiottare con gli amici le scene più cult? Una su tutte, Bud Spencer e Terence Hill che si strafogano di fagioli. Immagini capaci di trasferire una leggerezza intrisa di una sana nostalgia verso un passato ormai andato. Non a caso lo spettatore che meglio riesce a godersi lo spettacolo è proprio quello che, almeno una volta, ha provato l’ebrezza di affittarne la versione in Vhs. Chi invece fatica a trovare punti di riferimento nel panorama cinematografico odierno sono proprio i giovani, travolti come sono da un’overdose di produzioni che non permettono il tempo di affezionarsi a questa o a quella serie. Altro grande capolavoro che ha segnato la cultura pop di questo Paese è “Vacanze di Natale” di Carlo Vanzina, capostipite di tutti i cinepanettoni, il cui quarantesimo compleanno verrà celebrato il prossimo 30 dicembre nei cinema con una versione appena restaurata per l’occasione. Un appuntamento che sicuramente richiamerà i tanti fan di un genere in grado di raccontare con ironia e frivolezza un capitolo unico della nostra storia: i favolosi anni Ottanta, con il personaggio del “commendator Zampetti” in prima linea e con due giovanissimi Jerry Calà e Christian De Sica, improbabili sciupafemmine le cui vicende si intrecciano a colpi di situazioni paradossali che oggi sarebbero mal sopportate dal politically correct. Il tutto condito da una colonna sonora indimenticabile e battute che sono entrate nel linguaggio corrente («Anche questo Natale se lo semo levato dalle palle» dice un annoiato Riccardo Garrone) rallegrando pomeriggi e serate di giovani e meno giovani. Un piccolo romanzo generazionale su come eravamo e forse su come vorremmo ancora essere.   di Ilaria Cuzzolin

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