Generazione TikTok ma non solo. E i “grandi”?
In tanti ormai di fatto “vivono“ su TikTok, YouTube e simili, inseguendo i relativi modelli, ubriacati dalla polarità di mini-star capaci
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Generazione TikTok ma non solo. E i “grandi”?
In tanti ormai di fatto “vivono“ su TikTok, YouTube e simili, inseguendo i relativi modelli, ubriacati dalla polarità di mini-star capaci
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Generazione TikTok ma non solo. E i “grandi”?
In tanti ormai di fatto “vivono“ su TikTok, YouTube e simili, inseguendo i relativi modelli, ubriacati dalla polarità di mini-star capaci
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In tanti ormai di fatto “vivono“ su TikTok, YouTube e simili, inseguendo i relativi modelli, ubriacati dalla polarità di mini-star capaci
Il mondo dei nostri ragazzi si sta sempre più divaricando. Dai teenager ai giovani, una parte più fragorosa, pronta a mostrarsi via social in ogni istante della propria esistenza, sembra cercare il limite ogni giorno. Per spostarlo sempre un po’ più in là, ignorando rischi e pericoli.
Un’altra metà del cielo (non le donne, in questo caso), sembra invisibile: sono le ragazze e i ragazzi che sui social ci stanno eccome, ma senza quell’ossessione che vediamo intorno a noi. Più pacati, meravigliosamente immersi nella freschezza dei loro anni, ma senza quell’ansia di esagerare sempre e comunque. Diciamolo: più vicini alle ansie che possiamo ricordare.
Due mondi paralleli: si guardano, ma spesso non si riconoscono e ammoniscono noi adulti a non generalizzare nei loro confronti. Basta provare a parlare con gli uni e con gli altri, sono tribù distanti.
In tanti ormai di fatto “vivono“ su TikTok, YouTube e simili, inseguendo i relativi modelli, ubriacati dalla polarità di mini-star capaci di influenzare pesantemente la vita di ragazzi ancora troppo giovani per aver formato un minimo di schermo e corazza che possa proteggere dall’insopportabile vacuità di certi comportamenti e schemi.
Scrivo in prima persona perché è giusto assumersi la responsabilità: non ritengo di essere un bigotto, un refuso del passato, men che meno un arcigno difensore di una “morale” di riferimento. Mi chiedo, per quella parte di mondo dei nostri figli, che senso abbia vivere cercando di bruciare ogni tappa possibile fra l’adolescenza e i vent’anni, giocare a quelli alla ricerca perenne dello sballo per lo sballo. Il divertimento esagerato, costruito quasi come un’inconsapevole ribellione a tutto il mondo che c’è là fuori.
Ragazzine e ragazzini che si atteggiano insopportabilmente a starlette, del tutto inconsapevoli del messaggio inviato alla realtà che li circonda. Purtroppo non di rado tossica, in modo particolare per le ragazze esposte come in vetrina ad avances social e fisiche impossibili da gestire quando tutta la sicurezza e lo scintillio delle pose da tiktoker nascondono solo l’umanissima fragilità dei 16, 18 o 20 anni. Giovanissimi e giovani che scimmiottano mondi artificiali e cialtroneschi, che gli adulti non riescono a capire.
Il più delle volte neppure ci provano, compiendo uno dei più drammatici errori da genitori o genericamente da “grandi”: alzare bandiera bianca, arrendersi all’incapacità di comunicare con dei ragazzini che ogni tanto andrebbero semplicemente richiamati alla realtà. Se necessario, anche con autorità. Quest’ultima, però, non esiste senza autorevolezza e a dare un’occhiata ai profili social o agli atteggiamenti di molti di coloro che avrebbero una responsabilità nei confronti di questi pupi troppo cresciuti cascano le braccia e precipita anche la speranza.
di Fulvio Giuliani
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