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Hamilton, il razzismo e l’ignoranza

L’appellativo “negretto” dato da Hamilton nei confronti di Piquet è l’ennesimo e intollerabile esempio di razzismo malcelato di cui siamo stufi. Una forma mentis coriacea e diffusissima.
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Hamilton, il razzismo e l’ignoranza

L’appellativo “negretto” dato da Hamilton nei confronti di Piquet è l’ennesimo e intollerabile esempio di razzismo malcelato di cui siamo stufi. Una forma mentis coriacea e diffusissima.
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Hamilton, il razzismo e l’ignoranza

L’appellativo “negretto” dato da Hamilton nei confronti di Piquet è l’ennesimo e intollerabile esempio di razzismo malcelato di cui siamo stufi. Una forma mentis coriacea e diffusissima.
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L’appellativo “negretto” dato da Hamilton nei confronti di Piquet è l’ennesimo e intollerabile esempio di razzismo malcelato di cui siamo stufi. Una forma mentis coriacea e diffusissima.
Il razzismo macchia la nostra società, ma senza imbecilli sarebbe poca cosa. È quanto vien da pensare, leggendo dello squallido atteggiamento di Nelson Piquet nei confronti di Lewis Hamilton. Che il 70enne ex campione del mondo della F1 sia il padre della fidanzata del grande avversario di Lewis, Max Verstappen, non giustifica. Semmai aggrava. Lasciarsi andare a quella parola al contempo razzista, condiscendente, acida e maligna – “negretto” – per condire le accuse al sette volte iridato inglese conferma quanto si debba essere insopportabilmente sciocchi e ignoranti per poter essere razzisti. Non è obbligatorio, insomma, ma di sicuro aiuta. Ha fatto benissimo la F1 (non a caso guidata da un uomo perbene come Stefano Domenicali) a stangare Piquet con un comunicato senza possibili fraintendimenti, seguita a ruota dalla Mercedes di Toto Wolff. Non se ne può più di razzismo, ancor più di quello malcelato in battute e battutine di quart’ordine. Non stiamo scrivendo solo di Piquet e Hamilton, ma di una forma mentis coriacea e diffusissima. Quante volte ci capita di sentire certi discorsi e certe parole, al lavoro, in una serata fra amici, persino a scuola? Non basta prendersela con il politicamente corretto – che è altra cosa e presenta altri rischi – bisogna leggere e ascoltare Lewis: ha dovuto sopportare queste schifezze da quando era bambino e oggi chiede di reagire. Lui può mandare a stendere gli imbecilli dall’alto del suo carisma e di meriti impressionanti (non fa chiacchiere, è il quinto benefattore del Regno Unito). Pensiamo a tutti gli altri, a chi non è Hamilton ed è solo davanti ai troppi Piquet di questo mondo. Di Fulvio Giuliani  

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