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Il generale Vannacci e i suoi “sponsor”

C’erano una volta gli utili idioti del Pci, ora ci sono gli sponsor del generale Vannacci. Sponsor come quelli su Vannacci e il suo libro sul mondo al contrario che fanno miracoli
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Il generale Vannacci e i suoi “sponsor”

C’erano una volta gli utili idioti del Pci, ora ci sono gli sponsor del generale Vannacci. Sponsor come quelli su Vannacci e il suo libro sul mondo al contrario che fanno miracoli
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Il generale Vannacci e i suoi “sponsor”

C’erano una volta gli utili idioti del Pci, ora ci sono gli sponsor del generale Vannacci. Sponsor come quelli su Vannacci e il suo libro sul mondo al contrario che fanno miracoli
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C’erano una volta gli utili idioti del Pci, ora ci sono gli sponsor del generale Vannacci. Sponsor come quelli su Vannacci e il suo libro sul mondo al contrario che fanno miracoli
C’erano una volta gli utili idioti del Pci, adesso ci sono gli sponsor del generale Roberto Vannacci. Il 3 febbraio 1991 il Pci si è sciolto come il sangue di san Gennaro ed è passato – si fa per dire – a miglior vita. Ma i suoi dirigenti non sono stati dei fulmini di guerra. Si sono risolti a questo passo molto dopo che il 9 novembre 1989 gli era caduto in testa il Muro di Berlino, il muro della vergogna. E molto dopo che il 12 novembre 1989 l’ultimo segretario del Pci, Achille Occhetto, aveva annunciato alla Bolognina l’imperativo categorico di individuare strade nuove. Così il nome in ditta cambia ma i soci sono sempre gli stessi. Ecco che nasce il Pds, il Partito democratico della sinistra. A conferma della neolingua di George Orwell. I vecchi comunisti così si danno una riverniciatina e, ipso facto, si autoproclamano democratici. Se il Pci scompare, gli utili idioti sono sempre qui fra noi. In servizio permanente effettivo. A dritta e a manca. Non a caso durante la prima legislatura repubblicana Giulio Andreotti fa pervenire nell’aula di Montecitorio tramite commesso un bigliettino a Mario Melloni, il mitico Fortebraccio. Passato armi e bagagli dalla Dc al Pci. Un bigliettino del seguente tenore: «Mario, perché non ci scambiamo un po’ di cretini?». Come che sia, oggi vanno di moda gli sponsor. Ma ci sono sponsor – e ridai con George Orwell – più uguali degli altri. Degli sponsor – udite, udite – che fanno miracoli. Come quelli su Vannacci e il suo libro sul mondo al contrario. Si tratta di sponsor a loro insaputa, che hanno fatto di un’opera prima di un generale dall’eccellente curriculum militare un best seller. Ha venduto un’infinità di copie pur non avendo alle spalle una casa editrice. E dal momento che la fame vien mangiando, Vannacci ha annunciato urbi et orbi che a marzo uscirà un altro suo libro. Ma siccome ci vuole tenere sulle spine, non ci ha ancora fatto sapere il titolo. E c’è da scommettere che anche in questa nuova occasione gli sponsor del generale si daranno un gran da fare per fare di Vannacci uno scrittore di prima grandezza. Ovviamente ci vuole dell’ingegno per fare degli sponsor come i sullodati. E loro hanno ingegno da vendere. Vittime della hegeliana eterogenesi dei fini, lavorano per il successo del generale senza risparmio di energie. La maggior parte di costoro non si è presa il disturbo non dirò di leggere, ma neppure di sfogliare l’opera prima di Vannacci. Ma sono bastate le anticipazioni dei giornali per far loro concludere, come i bravi di manzoniana memoria, che la presentazione di un libro così esecrabile ai loro occhi non s’ha da fare. Operazione che qua e là è andata felicemente in porto. Ma anche quando Vannacci è riuscito a presentare il libro, i soliti contestatori hanno fatto il diavolo a quattro e non hanno mancato di esprimere il loro urlato dissenso. Pensate, il segretario della Cgil di Massa ha manifestato il proprio sdegno per il fatto che Vannacci intenda presentare il suo libro il 27 gennaio, il giorno della Memoria delle vittime della Shoah. Ma che c’entra? E allora finiamo in bellezza. Gli sponsor involontari di Vannacci sostengono di continuo che la nostra è la Carta più bella del mondo. Fatto sta che se la mettono sotto i piedi quando a loro fa comodo. Piaccia o no, la libertà di manifestazione del pensiero è scolpita dall’articolo 21 della Costituzione. E l’articolo 3 riconosce a tutti i cittadini pari dignità sociale. Senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. A Togliatti che lo attaccava, De Gasperi non si scomponeva più di tanto. Sono opinioni, ribatteva. I sullodati sponsor invece non ammettono che ci sia qualcuno che la pensi in maniera diversa da loro. E vorrebbero tappargli la bocca. È grazie a costoro che Vannacci è diventato uno scrittore affermato. È ancora grazie a loro che, se si degnerà di accettare la candidatura dopo una studiata tempesta del dubbio, diventerà un deputato europeo. Contenti loro. di Paolo Armaroli La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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