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Il tema della cittadinanza, tra Atene e Roma

Riguardo il tema della cittadinanza sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acrobatici che tirano in ballo Greci e Romani

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Il tema della cittadinanza, tra Atene e Roma

Riguardo il tema della cittadinanza sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acrobatici che tirano in ballo Greci e Romani

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Il tema della cittadinanza, tra Atene e Roma

Riguardo il tema della cittadinanza sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acrobatici che tirano in ballo Greci e Romani

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Riguardo il tema della cittadinanza sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acrobatici che tirano in ballo Greci e Romani

Alla riapertura delle scuole si riaccende il dibattito su integrazione e inclusione, dividendo non solo governo e opposizioni ma la stessa maggioranza. Sono uscite molte parole in libertà con rimandi storici acrobatici che tirano in ballo Greci e Romani. Ci vuole un po’ d’ordine, con qualche colpo a certi luoghi comuni che li riguardano.

La guerra del Peloponneso fu ad esempio la conseguenza di una politica ateniese scriteriata, figlia di un suprematismo culturale che legittimò presto politiche espansionistiche e autoreferenziali, esasperate da certi dettami di Aristotele: «L’autoctonia rappresenta per una città il più alto titolo di prestigio al quale è possibile aspirare». Dalla filosofia alla politica, arrivando a Pericle: «È ateniese solo chi ha padre e madre entrambi cittadini di Atene». Diventavano quindi ‘barbari’ tutti gli stranieri. “Barbaro” era parola onomatopeica e un po’ spocchiosa che indicava chi, parlando male il greco, pareva balbettare. Tutto ciò mina l’immagine di Pericle, cioè l’‘inventore’ della democrazia. In realtà si trattava di una forma primitiva di partecipazione: il sistema ateniese prevedeva infatti che solo un limitato numero di adulti e di sesso maschile (attorno al 20% della popolazione) potesse proporre testi di legge e votare. Da considerare, in tutto ciò, il non secondario ruolo del teatro come mezzo di propaganda. L’impostazione ateniese ha cifrato la guerra del Peloponneso. Alla vigilia della disfatta fu concessa la cittadinanza all’isola di Samo solo per aumentare i combattenti.

Tutt’altra storia quella romana. Storia che darà qualche dispiacere a chi è convinto che a Roma, rispetto alla cittadinanza, ci fosse una rigidità coerente con quella del braccio teso nel saluto (in realtà mai usato). Le narrazioni che riguardano Roma concordano tutte sul fatto che l’originale mescolanza di genti provenienti da luoghi assai diversi sia poi stata mantenuta come tratto distintivo per tutto l’Impero, cioè per la storia più lunga d’Occidente. Narrazioni che hanno visto primeggiare la genesi virgiliana. Se l’“Eneide” ha nella figura del principe dei Dardani esule da Troia la cifra mitologica, al contempo ha nella descrizione delle popolazioni laziali – a cominciare da quella dei Rutuli dell’antagonista Turno – la minuziosità dei rapporti fra le etnie che hanno generato un nuovo popolo. Diverso tempo dopo quel poema che glorificava la stirpe augustea, l’establishment romano fu scosso dalla proposta di ammettere in Senato i notabili della Gallia Comata, territorio conquistato da Giulio Cesare e ormai parte integrante (e integrata) dell’impero. Il Senato si spaccò. La parte che potremmo trasfigurare in una sorta di Lega ante litteram sostenne che era già stato concesso – contro il suo parere – l’ingresso in Senato di lombardi e veneti, alias stranieri. A porre fine alla gazzarra fu l’austero Claudio con un discorso in Senato fatto poi incidere su pietra perché fosse esposto nelle città più importanti della Gallia: «La fortuna di Roma deriva dall’accoglienza». Accoglienza poi tramutata in cittadinanza e nell’ammissione alle magistrature e al governo della città e dell’impero. Nell’occasione, Claudio ricordò come fra i primi re di Roma ci fossero stati Sabini ed Etruschi.

C’è chi sostiene che un’identità rigida e definita – quella che si riconosce unicamente nei confini nazionali (cedendo facilmente alla seduzione del sovranismo) – sia elemento di forza. Una forza capace di reggere a qualsiasi urto esterno. Le diverse storie di Roma e di Atene dimostrano l’esatto contrario.

di Pino Casamassima

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