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La deportazione dei bambini ucraini

La legge speciale di Putin che accelera la deportazione dei bambini ucraini. È già accaduto. Non doveva riaccadere.
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«Com’è potuto succedere? Com’è stato possibile che nessuno abbia fatto nulla per impedirlo?». Anche a distanza di tanti anni si fa fatica a trovare un senso a l’abominevole deportazione di intere famiglie durante il nazismo, che le ha divise prima e annientate poi. È accaduto e dunque può riaccadere. Anzi, in qualche modo sta già risuccedendo in Ucraina.

Abbiamo parlato con l’ufficio dell’Ombudsman che fa capo al Ministero dell’Istruzione ucraino e che sta provando a monitorare la situazione dei bambini deportati, con o senza le proprie famiglie di origine, verso la Russia. Premettono subito che i numeri esatti non si sapranno mai, ma la stima conta circa 400mila minori fatti confluire verso le regioni più povere dell’invasore. Le informazioni vengono raccolte incrociando gli appelli disperati delle famiglie che non trovano più i loro bambini con i canali social e i siti ufficiali russi, come quello di Maria Llova Belova, nominata da Vladimir Putin in persona come responsabile per i diritti dell’infanzia, espressione più che mai stridente con quanto denunciato dalle autorità ucraine: un esercito di bambini letteralmente spariti nel nulla, privati persino della loro cittadinanza di origine.

Per accelerare il processo di “russificazione”, lo scorso 30 maggio lo zar ha infatti promulgato una legge straordinaria che permette di rilasciare in maniera semplificata la cittadinanza russa a quei bambini che provengono dall’Ucraina. La ragione è facilmente intuibile: accelerare il processo di adozione e ostacolare il loro ritorno al Paese di origine; azioni che vanno in netto contrasto con tutte le Convenzioni che tutelano i diritti dei minori, una su tutte quella di Ginevra. I primi a essere deportati sono stati i bambini degli orfanotrofi, quelli per cui la vita era già cominciata in salita. Il 19 luglio la Russia ha comunicato di aver ‘salvato’ 2.161 bambini, tra orfani e minori che già erano stati portati via alle famiglie per gravi motivi. A questi le autorità di Kiev aggiungono «altri 540 bambini, provenienti da Mariupol e dalla regione del Donetsk, trasferiti vicino Mosca».

L’elenco dei minori che il Ministero ucraino riporta nel suo documento è un inutile pugno allo stomaco che vi risparmiamo. Vi basti sapere che sono soltanto 46 quelli che sono riusciti a tornare in Ucraina tra le braccia delle proprie famiglie, con strascichi psicologici inimmaginabili. Nel trambusto delle bombe, infatti, sono molti i piccoli che si perdono; a volte sono i loro genitori a “scomparire” per un po’, perché feriti e bisognosi di cure. Il dramma costante che accompagna le giornate di ogni genitore ucraino è raccontato nello scatto di quella schiena di bambina, sopra la quale la mamma ha riportato i propri dati. Una foto diventata subito virale. Non dovrebbe accadere eppure accade, con l’aggravante che oggi tutti sappiamo.

Di Ilaria Cuzzolin 

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