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La riforma Onu si potrebbe fare

Zelensky aveva denunciato l’assurda presenza di un Paese aggressore nel Consiglio dei diritti umani. L’Assemblea generale può superare l’immobilismo del Consiglio di sicurezza.
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La riforma Onu si potrebbe fare

Zelensky aveva denunciato l’assurda presenza di un Paese aggressore nel Consiglio dei diritti umani. L’Assemblea generale può superare l’immobilismo del Consiglio di sicurezza.
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La riforma Onu si potrebbe fare

Zelensky aveva denunciato l’assurda presenza di un Paese aggressore nel Consiglio dei diritti umani. L’Assemblea generale può superare l’immobilismo del Consiglio di sicurezza.
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Zelensky aveva denunciato l’assurda presenza di un Paese aggressore nel Consiglio dei diritti umani. L’Assemblea generale può superare l’immobilismo del Consiglio di sicurezza.
Deliberando la sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani (con una risoluzione approvata con 93 voti a favore, 24 contrari e 58 astenuti), l’Assemblea generale ha dato una prima risposta all’accorata denuncia di Zelensky sul ruolo delle Nazioni Unite. «Dove sono le garanzie che deve dare l’Onu? Dove è la pace che il Consiglio di sicurezza deve costruire?» aveva esclamato il presidente ucraino dopo gli ultimi eccidi di vittime civili. «Il diritto di veto non può significare diritto a uccidere» aveva continuato il leader di Kiev, denunciando l’assurda contraddizione di un Paese aggressore che sedeva nel Consiglio dei diritti umani e può ancora condizionare il ruolo dell’Onu con il potere di veto nel Consiglio di sicurezza. È perciò necessario chiedersi se l’Assemblea generale non possa essere ancora più incisiva, magari sostenuta da un “nucleo forte” di Stati. Non possono essere un ostacolo le astensioni di India e Cina, che nell’insieme rappresentano circa 2 miliardi e mezzo di abitanti. Ci sono almeno altri 4 miliardi di abitanti e 141 Stati – quelli che hanno già condannato la Russia con la Risoluzione del 1° marzo – che sono preoccupati dalla minaccia nucleare, dagli effetti economici catastrofici specie per i Paesi più fragili, dai crimini atroci e dalle altre conseguenze umanitarie, tra cui la nuova ondata di profughi. Il segretario generale e l’Assemblea generale possono assumere iniziative ancora più concrete: ad esempio sostenere l’indagine della Corte penale internazionale, anche con una commissione d’inchiesta indipendente, e coordinarsi con l’Assemblea degli Stati parte dello Statuto della Corte per estenderne la competenza sul crimine di “aggressione” senza il placet del Consiglio di sicurezza. Ma soprattutto possono adoperarsi per una mediazione neutrale su corridoi umanitari sicuri e negoziati sul cessate il fuoco. Può sembrare velleitario parlarne oggi, ma è giusto chiedere all’Onu di promuovere anche una Conferenza di pace. I presupposti storici e giuridici per questo percorso ci sono tutti: da anni si parla di riformare l’Onu. Il diritto internazionale non è un dato asettico dalla morale comune e inamovibile. I momenti di sua massima espressione si sono avuti proprio quando ha modificato l’esistente grazie alla forza di un crescente movimento di opinione e della coscienza collettiva. Dopo la battaglia di Solferino dal nulla sono stati originati il movimento della Croce Rossa Internazionale e le Convenzioni di Ginevra. Anche la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, proprio un documento dell’Assemblea generale, all’origine non aveva una configurazione giuridica di per sé vincolante. Eppure la Dichiarazione è diventata riferimento del diritto universale consuetudinario, su cui si fondano anche le Costituzioni e gli ordinamenti giuridici delle moderne democrazie. E ancora: all’Assemblea generale si debbono importanti risoluzioni che hanno affermato altri princìpi di diritto diventati universali, come la definizione e la condanna di ogni forma di terrorismo, che non può essere mai giustificato nemmeno nelle cosiddette “guerre di liberazione”, nonché dell’“aggressione” intesa come illecito che viola la pace e la sovranità degli Stati, sino all’affermazione del principio della “responsabilità di proteggere”, secondo cui la comunità internazionale è chiamata all’intervento per prevenire e reprimere il genocidio, i crimini di guerra e quelli contro l’umanità. L’Assemblea generale, dove è forte la maggioranza degli Stati “di buona volontà”, può perciò superare l’immobilismo del Consiglio di sicurezza – i tempi sono ormai maturi – e richiamarsi alla sua riconosciuta forza morale e normativa dal valore universale, visto che costituisce il massimo e più democratico organismo rappresentativo della comunità internazionale. di Maurizio Delli Santi, Membro dell’International Law Association

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