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La Scozia contro ChatGpt agli esami universitari. Arrivano i copioni 4.0

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Via i Bignami, i bigliettini, le annotazioni a penna sui palmi sudaticci. Copiare non è mai stato così facile: merito (colpa) di ChatGpt e di tutto ciò che ne consegue. L’allarme arriva dal mondo anglosassone, in particolare dalla Scozia

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La Scozia contro ChatGpt agli esami universitari. Arrivano i copioni 4.0

Via i Bignami, i bigliettini, le annotazioni a penna sui palmi sudaticci. Copiare non è mai stato così facile: merito (colpa) di ChatGpt e di tutto ciò che ne consegue. L’allarme arriva dal mondo anglosassone, in particolare dalla Scozia

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La Scozia contro ChatGpt agli esami universitari. Arrivano i copioni 4.0

Via i Bignami, i bigliettini, le annotazioni a penna sui palmi sudaticci. Copiare non è mai stato così facile: merito (colpa) di ChatGpt e di tutto ciò che ne consegue. L’allarme arriva dal mondo anglosassone, in particolare dalla Scozia

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Via i Bignami, i bigliettini, le annotazioni a penna sui palmi sudaticci. Copiare non è mai stato così facile: merito (colpa) di ChatGpt e di tutto ciò che ne consegue. L’allarme arriva dal mondo anglosassone, in particolare dalla Scozia. Non perché a quelle latitudini gli studenti siano particolarmente inclini al raggiro. Ma per l’uso già comune dell’intelligenza artificiale all’interno delle università.

E anche per il relativo abuso. Stando a un recente sondaggio targato Bbc, il numero di furbetti sotto accusa negli atenei di Glasgow e dintorni è aumentato del 121% negli ultimi due anni. Una decina di loro, per la prima volta nella storia del Paese, è stata inoltre espulsa dai rispettivi corsi di laurea per aver clandestinamente utilizzato chatbot in sede d’esame. E questa è soltanto la punta visibile di un mondo sommerso che va formandosi. Sempre più strutturato, adattabile e con subdoli tassi di successo. I “copioni 4.0” sfuggono al corpo docenti come mai prima d’ora.

Il quadro che emerge dovrebbe spingere a una riflessione diffusa, pan-universitaria. Eppure il mondo accademico si sta scoprendo in notevole ritardo rispetto alla disarmante facilità con cui gli studenti hanno imparato a dopare le proprie performance. Il punto di partenza, come spesso nella parabola del progresso, è che ChatGpt può essere un utile strumento di supporto didattico. Più di metà degli immatricolati lo utilizza regolarmente e soltanto il 5% ammette di servirsene per imbrogliare (fonte: l’ente di ricerca britannico indipendente Higher Education Policy Institute). Senza contare l’indefinibile percentuale di chi imbroglia senza ammetterlo, anche così vorrebbe dire però che su 292mila iscritti agli atenei scozzesi, circa 15mila giocano sporco. Quelli sottoposti a procedimento disciplinare per frode digitale nel 2024 sono stati invece 600: in altre parole, viene scoperto meno di un furbetto su 20.

La grande capacità mimetica dell’intelligenza artificiale pone anche il dilemma opposto, per tutti quegli studenti accusati ingiustamente a causa della somiglianza fra il loro repertorio linguistico e quello del chatbot (sono poche eccezioni, ma fanno rumore). Il problema di fondo è che l’operazione di riconoscimento è estremamente complessa. Un test condotto dall’Università di Reading, mescolando le risposte scritte dagli studenti in carne e ossa con quelle dell’AI, ha verificato che le seconde non sono state individuate dai professori nel 94% dei casi (e hanno pure ricevuto voti più alti). Al contempo va a farsi benedire l’intera ratio dei compiti per casa (copiabili e aggiustabili al margine, per non farsi beccare, con tutta calma).

Se il fattore umano è insufficiente, occorre sottolineare che la tecnologia ‘contro-spionistica’ è appena più efficace e ancora poco esplorata. In tutta la Scozia soltanto due istituzioni hanno investito a questo scopo nei software di rilevamento dell’AI generativa. Altre stanno pensando di seguire l’esempio, ma il divario tra le parti resta evidente. C’è chi pensa di tornare agli esami orali, chi di ricorrere a esercizi misti (immagini, audio e video: difficile escogitare un nuovo format). Ma la partita per l’educazione trasparente è tutta in salita. L’alternativa è fare tabula rasa. Senza bisogno di viaggiare fino a Edimburgo: il mese scorso la Facoltà di Scienze motorie dell’Università di Ferrara si era ritrovata con una sessione d’esame macchiata da ChatGpt. Impossibile individuare i colpevoli. Soluzione: prova annullata per tutti i 362 studenti presenti. Prepararsi alla rivolta degli onesti, prima o poi.

di Francesco Gottardi

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