La storia del pomodoro, una carriera con tanto sugo
| Società
Oggi è secondo nei consumi soltanto alla patata. Ma per arrivare fin qui, il pomodoro ne ha dovuta fare di strada: la ripercorriamo in questo articolo.

La storia del pomodoro, una carriera con tanto sugo
Oggi è secondo nei consumi soltanto alla patata. Ma per arrivare fin qui, il pomodoro ne ha dovuta fare di strada: la ripercorriamo in questo articolo.
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La storia del pomodoro, una carriera con tanto sugo
Oggi è secondo nei consumi soltanto alla patata. Ma per arrivare fin qui, il pomodoro ne ha dovuta fare di strada: la ripercorriamo in questo articolo.
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AUTORE: Laura Malfatto
Secondo nei consumi soltanto alla patata, insieme a questa condivide il ruolo da protagonista della globalizzazione. Scriviamo del pomodoro, re indiscusso dell’estate. Ortaggio, frutto o bacca? C’è solo una certezza: è coltivato oggi in tutto il mondo, ma prima di infilarsi la corona della dieta mediterranea – grazie alla sua ricchezza di minerali, vitamine e antiossidanti – ha dovuto fare tanta gavetta.
Ha impiegato circa due secoli per conquistare i palati europei, d’altronde spesso è antipatico ciò che non si conosce. Tutto ha inizio quando viene stipato nelle casse e imbarcato dai conquistadores che rientrano in Spagna dal Messico. Giunto nel Vecchio Continente deve però scontrarsi con la diffidenza generale, forse anche a causa della sua parentela e somiglianza con la mandragora, che ai tempi (fatta eccezione tra le streghe) godeva di una pessima reputazione. Non sempre le parentele aiutano.
Portato a Napoli, s’incammina lentamente lungo la penisola per poi giungere a Parigi in tempo per la Rivoluzione francese. È allora che decolla la sua carriera: da pianta ornamentale a repellente per le zanzare, fino al ruolo da protagonista nei dipinti grazie alle sue screziature e forme complicate («generosi aspetti barocchi, che piacevano ai pittori napoletani del diciassettesimo secolo», ricorda Piero Citati nel suo “Elogio del pomodoro”).
Diversi secoli dopo diventa addirittura una icona pop impressa sulle lattine Campbell di quell’Andy Warhol che in quello stesso 1962, durante la sua prima mostra a Los Angeles, non esita a confessare: «I pomodori sono stati il mio pranzo quotidiano, ogni giorno. Per vent’anni». Il trascorrere dei secoli non ha comunque fatto chiarezza sulla sua vera natura. Trattato all’inizio come un frutto, alla fine del Settecento sono stati gli americani a decretare (con tanto di sentenza della Corte suprema) che trattasi invece di verdura e come tale di un alimento tassabile. Tenace come tutti quelli che non sono raccomandati, il pomodoro ha poi recentemente conquistato (in condominio con la cipolla) il podio più alto dei cibi afrodisiaci, essenzialmente grazie al passaparola dei lettori di Isabelle Allende che ne elogia le qualità in “Afrodita – Racconti ricette e altri afrodisiaci”.
Se ne può trarre volentieri una ricetta (di vita) estiva: se si vale, prima o poi si viene apprezzati: «Se non è troppo complicato – amava ripetere Audrey Hepburn tenendo in mano elaborati menù del ristorante – una bella pasta al pomodoro semplice con un po’ di olio mi farebbe tanto felice».
Di Laura Malfatto
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