La vera storia dell’Epifania
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L’Epifania: se per tradizione associamo questa festa alle liturgie cristiane legate alla Natività, in realtà le sue origini sono precedenti alla nascita di Cristo
La vera storia dell’Epifania
L’Epifania: se per tradizione associamo questa festa alle liturgie cristiane legate alla Natività, in realtà le sue origini sono precedenti alla nascita di Cristo
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La vera storia dell’Epifania
L’Epifania: se per tradizione associamo questa festa alle liturgie cristiane legate alla Natività, in realtà le sue origini sono precedenti alla nascita di Cristo
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AUTORE: Pino Casamassima
Come vuole l’adagio, «tutte le feste porta via». Fra i compiti della Befana c’è infatti anche questo. Poca “epifania” (apparizione, dal greco epifàneia) per quei bambini che – da Roma in giù – ricevono i regali della vecchia che «vien di notte con le scarpe tutte rotte» uno o due giorni prima di tornare a scuola: più fortunati i loro coetanei del Nord che – ricevendoli da Babbo Natale – possono goderseli per più tempo. Ciò detto, dobbiamo ora sfatare alcune leggende, a cominciare dall’origine.
Se per tradizione associamo questa festa alle liturgie cristiane legate alla Natività, in realtà le sue origini sono precedenti alla nascita di Cristo. L’antica Roma fece proprie le diverse tradizioni legate alle stagioni e all’agricoltura. Leggende secondo cui, nei giorni successivi al solstizio d’inverno, figure femminili si alzavano sui campi per propiziarne la fertilità e i conseguenti raccolti. Se fra i popoli del Nord Europa la figura della vecchia che volava sui campi era identificata con una sorta di ‘strega buona’ – chiamata Perchta, Frigg o Bertha – per i Romani a volare era la dea Diana oppure divinità minori come Abbondanza e Sazietà. L’antica Roma legò la figura della Befana al suo calendario, cadenzato dai cicli del sole e della luna e composto di dodici mesi. La leggenda assunse così connotati simbolici anche numericamente: 12 le notti in cui le suddette divinità propiziavano la fertilità dei campi, 12 i mesi, 12 i giorni che passavano fra il solstizio invernale e l’antica ricorrenza del Sol Invictus. Col Cristianesimo e con l’istituzione del Natale nel giorno del 25 dicembre, si mantenne quel numero corrispondente ai giorni fra Natale e l’Epifania. È proprio in questo passaggio che si forma la figura della Befana così come la conosciamo oggi. Una figura legata ai Re Magi, che in base alla tradizione cristiana arrivano nella stalla di Betlemme per far visita a Gesù Bambino proprio il 6 gennaio.
Nel medioevo si forma la leggenda che vuole l’incontro fra la Befana e i Re Magi, che la invitano ad andare con loro per portare doni al Salvatore. La Befana rifiutò, ma poi se ne pentì e preparò un sacco colmo di doni, mettendosi a cercare i Magi. Non trovandoli, decise di affidarsi al caso, portando nottetempo i doni a tutti i bambini, nella speranza di arrivare anche a quello giusto: il bambin Gesù. L’immagine di un’anziana con i capelli spettinati e gli abiti rovinati come le scarpe risponde a un’iconografia che simboleggia l’anno vecchio che volge al termine, portando fortuna per l’anno nuovo a cavallo di una scopa: simbolo di pulizia e rinnovamento. L’uso delle calze da appendere affinché vengano riempite di dolci non ha però a che fare con il suo look trasandato, ma rimanda all’utilizzo di piccoli sacchi di iuta che, appesi per essere riempiti di regali, sembravano appunto delle calze molto spesse. Riempite di dolci per i bambini buoni, di carbone (a simboleggiare rituali dei falò) per i monelli.
di Pino Casamassima
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