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La vita è un’affacciata di finestra

Siamo tutti feriti perché la vita, come diceva Alfonso, è un’affacciata di finestra.
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La vita è un’affacciata di finestra

Siamo tutti feriti perché la vita, come diceva Alfonso, è un’affacciata di finestra.
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La vita è un’affacciata di finestra

Siamo tutti feriti perché la vita, come diceva Alfonso, è un’affacciata di finestra.
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Siamo tutti feriti perché la vita, come diceva Alfonso, è un’affacciata di finestra.
Prima versione: «La vita è quello che ci accade quando non ce ne accorgiamo» (Raffaele La Capria). Seconda versione: «La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti» (John Lennon). Terza versione: «La vita è ciò che ci accade mentre stiamo facendo altre cose» (Senso comune). In tutt’e tre le versioni si dice la medesima cosa: la vita, che è molto brava a improvvisare, ci cade addosso. Se si va a scavare si vedrà che John Lennon prese la frase dalla rivista “Reader’s Digest” del 1957, in cui l’aforisma era attribuito a un fumettista: Allen Saunders. Cosa, quest’ultima più che significativa perché rivela che la frase ha davvero molti autori o padri e appartiene al genere umano in quanto tale. La madre, del resto, è la stessa vita. Il suo significato credo sia questo: noi non siamo i padroni della vita perché – per fortuna – non la controlliamo in modo totale, ma ne siamo i giocatori che traggono spunto dalle occasioni di gioco per vivere. La libertà umana, che sembrerebbe legata al progetto, non è negata dall’accadimento ma, al contrario, è garantita o custodita perché essere liberi significa proprio rispondere alle occasioni di gioco. Da qui un altro aforisma: la vita è un’occasione. Questi pensieri mi salivano alla mente nelle ore successive alla morte dello scrittore di “Ferito a morte” che, riferendosi a Napoli, diceva che la sua vita «ti ferisce a morte o ti addormenta». Ma non siamo tutti, ma proprio tutti, feriti a morte fin dalla nascita? La vita ci è data con questa ferita mortale o non ci è data. La ferita, che non smette mai di sanguinare, è la “ragione” stessa della vita che accade al di là delle nostre volontà, attraverso le nostre volontà, contro le nostre volontà. La bellezza tragica della vita è proprio in questa assenza di una garanzia di riuscita: le occasioni, come diceva Montale nella omonima raccolta di poesie del 1939, risvegliano la vita ma possono anche addormentarla. Sta a noi giocare bene l’occasione data, ricevuta, accaduta. Raffaele La Capria era legato a un altro grande scrittore napoletano (ma molto spesso napoletano significa europeo o universale): Domenico Rea. Gli ha dedicato belle pagine di critica per avvicinarsi al suo segreto poetico. Che si trova, secondo me, nelle ultime pagine di “Ninfa plebea” dove Mimì cita il “santo avvocato napoletano” Alfonso de Liguori, quello col collo storto che, affacciato dal finestrone della basilica di Pagani, disse la frase che riassume tutto quanto qui detto: «La vita è un’affacciata di finestra». Di Giancristiano Desiderio 

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