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Lavoro, le donne laureate guadagnano la metà degli uomini

Le donne laureate in Italia guadagnano la metà rispetto ai loro colleghi maschi. Lo dimostra il recente studio “Education at a Glance 2024”

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Lavoro, le donne laureate guadagnano la metà degli uomini

Le donne laureate in Italia guadagnano la metà rispetto ai loro colleghi maschi. Lo dimostra il recente studio “Education at a Glance 2024”

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Lavoro, le donne laureate guadagnano la metà degli uomini

Le donne laureate in Italia guadagnano la metà rispetto ai loro colleghi maschi. Lo dimostra il recente studio “Education at a Glance 2024”

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Le donne laureate in Italia guadagnano la metà rispetto ai loro colleghi maschi. Lo dimostra il recente studio “Education at a Glance 2024”

Al già triste record di avere i salari più bassi d’Europa se ne è aggiunto un altro, confermato da uno studio appena pubblicato, “Education at a Glance 2024”, dove si legge che le donne laureate in Italia guadagnano meno della metà rispetto ai loro colleghi maschi (-58%, quando la media dei Paesi Ocse si attesta a un -17%). La differenza di salario era arcinota ma ora che il divario è stato quantificato fa ancora più effetto leggere certe cifre.

Bisogna poi aggiungere che in Italia il numero delle laureate è pure più alto rispetto a quello dei laureati, per giunta con una votazione media assai più elevata. Secondo la presidente Giorgia Meloni il tasso di occupazione è cresciuto per quantità e qualità. È vero, ma molto resta da fare in fatto di accesso al mondo del lavoro da parte del gentil sesso. Forse è proprio questa ‘gentilezza’, questo approccio più remissivo, a penalizzare le donne. L’atteggiamento giusto pare essere piuttosto quello del narcisista, stando almeno a un recentissimo studio dell’americana Stanford University secondo cui un ceo su cinque avrebbe tratti narcisistici e per questo sarebbe pagato il 33% in più di chi non li ha.

Cosa impedisce alle lavoratrici di avere eguali diritti? Brutto dirlo, ma più probabilmente il fatto di essere quelle che la natura ha designato per la procreazione. La maternità ostacolerebbe insomma la possibilità di ascesa e affermazione professionale. Non bastano le tutele di legge, serve in primis un cambio di mentalità.

di Flora Rait

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