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lily ebert shoah su tiktok

Sopravvissuta all’Olocausto oggi su TikTok

Oltre un milione e mezzo di follower su TikTok raccontando la Shoah, vissuta in prima persona. Questa è la storia di Lily Ebert, sopravvissuta ad Auschwitz, che annulla la distanza tra i giovanissimi e i suoi 97 anni.
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Sopravvissuta all’Olocausto oggi su TikTok

Oltre un milione e mezzo di follower su TikTok raccontando la Shoah, vissuta in prima persona. Questa è la storia di Lily Ebert, sopravvissuta ad Auschwitz, che annulla la distanza tra i giovanissimi e i suoi 97 anni.
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Sopravvissuta all’Olocausto oggi su TikTok

Oltre un milione e mezzo di follower su TikTok raccontando la Shoah, vissuta in prima persona. Questa è la storia di Lily Ebert, sopravvissuta ad Auschwitz, che annulla la distanza tra i giovanissimi e i suoi 97 anni.
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Oltre un milione e mezzo di follower su TikTok raccontando la Shoah, vissuta in prima persona. Questa è la storia di Lily Ebert, sopravvissuta ad Auschwitz, che annulla la distanza tra i giovanissimi e i suoi 97 anni.
Siamo abituati a immaginare TikTok come l’universo del futile. Merita per questo di essere sottolineato quello che sta avvenendo grazie a Lily Ebert, 97 anni, ebrea di origini ungheresi che utilizza proprio il social più amato dai ragazzini per raccontare qualcosa che loro non hanno mai visto e di cui forse anche molti non sanno quasi nulla: la Shoah. Lily è infatti sopravvissuta ad Auschwitz. È stato il pronipote 17enne a farla sbarcare su TikTok e da allora ha totalizzato oltre un milione e mezzo di follower. Numeri a parte, ciò che conta è che attraverso il social lei racconti e risponda alle domande sulla tragedia che ha vissuto. Una fondamentale testimonianza, ora che i sopravvissuti sono ormai sempre meno. Non a caso “In pane perduto” – il nuovo libro di Edith Bruck, anche lei deportata in diversi campi di sterminio – viene descritto come un racconto che tutti dovrebbero leggere. Perché è ovvio che, mano a mano che passano gli anni, saranno sempre meno le voci viventi di quanti quella barbarie hanno vissuta sulla loro pelle. Già per i giovanissimi si tratta di qualcosa di estremamente lontano. Il valore di quella memoria invece è un tesoro prezioso da custodire: in mezzo a tante polemiche sull’uso e abuso dei social network è davvero una bella notizia che in così tanti invece di guardare o postare balletti vogliano sentirsi raccontare dell’orrore dei campi di sterminio. Tema non certo leggero, ma che forse proprio strumenti come TikTok possono rendere più comprensibile ai ragazzini di oggi. di Gaia Bottoni

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