“L’isola che non c’è” è in vendita: il curioso caso di Punta Pennata
La Regione Campania in “trattativa riservata” per riprendersi il tesoro nascosto di Bacoli
“L’isola che non c’è” è in vendita: il curioso caso di Punta Pennata
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Esiste un’isola bagnata dalle acque del Golfo di Pozzuoli, dove secondo la leggenda sarebbe approdato persino Ulisse, che in questo momento è sotto l’occhio della stampa internazionale. “L’isola che non c’è”, così l’ha definita in un post su Facebook il sindaco del primo comune a nord ovest della penisola flegrea, che la vorrebbe acquistare a tutti i costi per farne un grande parco naturale a beneficio dei cittadini di Bacoli.
L’isola di Punta Pennata è relativamente giovane, visto che si è staccata dalla terraferma a seguito di una violenta mareggiata avvenuta il 4 novembre 1966, lo stesso giorno della tristemente nota alluvione che mise in ginocchio la città di Firenze. Venuto meno quel ponte di sabbia che la collegava al comune di Bacoli, questo residuo di cresta vulcanica che si estende lungo circa 550 metri ha cambiato connotati diventando un’isola a tutti gli effetti. Difatti, nel momento del distacco sul relitto del cratere del lago Miseno c’era soltanto un’abitazione privata e di conseguenza, gli unici abitanti in possesso di quella villa da 200 metri quadrati ne sono diventati i detentori. Storicamente l’isola è divisa in due parti, una pubblica – che è rivolta verso il comune di Bacoli – e una privata, che comprende una villa allo “stato grezzo” e le aree adiacenti. Dunque, possedere quell’unico appezzamento di terra significa avere anche il libero usufrutto di buona parte dell’isola.
La storia del piccolo promontorio risale alla fondazione di Bacoli ed è intrinsecamente connessa all’identità dei bacolesi. Le parole del sindaco non lasciano spazio ad altre interpretazioni: “È il luogo del cuore, di tantissimi, da sempre. È un pezzo della nostra storia paesaggistica, naturalistica, archeologica e antropologica, faremo di tutto per riconsegnarla a tutti noi, tutti voi.”. In epoca romana Bauli era un luogo di villeggiatura, una simil Pompeii, e attorno a Punta Pennetta aveva sede l’importante Porto di Miseno che era la base principale della flotta imperiale di Augusto, tanto che sulle sue coste sono ancora distinguibili i resti di una banchina in cementizio. Questo aspetto la rende particolarmente attrattiva e rilevante dal punto di vista storico ed è uno dei motivi per cui, anche in ragione del numero di reperti romani che potrebbero celarsi sotto le sue acque, il sindaco chiede a gran voce di trasformarla in un patrimonio culturale aperto a tutti. A testimonianza dei precedenti insediamenti, l’isolotto è costellato di pareti di tufo giallo disperse nella rigogliosa vegetazione tipica della macchia mediterranea. Lì dove è stato fondato il primo cimitero dei bacolesi nel 1700, Josi Gerardo della Ragione vorrebbe restituire ai suoi abitanti quel meraviglioso balcone sul Golfo trasformandolo in un’oasi naturale. Al contempo desidera cogliere l’occasione della vendita per scongiurare potenziali (e sgraditi) speculatori. Il primo cittadino ha confessato di non essere riuscito a riprendersi l’isola negli anni precedenti a causa del dissesto finanziario in cui versavano le casse comunali e stima il valore di questo “museo a cielo aperto” a 5 milioni di euro aggiungendo che la Regione Campania avrebbe già avviato una trattativa riservata con l’agenzia incari
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