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Maturità, t’avessi preso prima

Al via da oggi gli esami di maturità 2023: una paura indomabile che resta, il fascino che resiste. Ma oltre a questo alla nostra scuola e ai ragazzi cosa stiamo dando?
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Maturità, t’avessi preso prima

Al via da oggi gli esami di maturità 2023: una paura indomabile che resta, il fascino che resiste. Ma oltre a questo alla nostra scuola e ai ragazzi cosa stiamo dando?
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Maturità, t’avessi preso prima

Al via da oggi gli esami di maturità 2023: una paura indomabile che resta, il fascino che resiste. Ma oltre a questo alla nostra scuola e ai ragazzi cosa stiamo dando?
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Al via da oggi gli esami di maturità 2023: una paura indomabile che resta, il fascino che resiste. Ma oltre a questo alla nostra scuola e ai ragazzi cosa stiamo dando?
Tempo di esami di maturità, tempo di una prova attesa e temuta come poche altre e nonostante tutto. Perché i numeri dicono in modo inequivocabile che motivi reali di tremare non ce ne sono. In termini di promossi e bocciati, la partita neppure comincia. L’anno scorso, si raggiunse la cifra-record del 99,7% di promossi. Una percentuale molto più che bulgara, che razionalmente dovrebbe ridurre l’esame a una mera certificazione. Eppure, il fascino resiste, la paura resta, i ricordi puntualmente tornano a far capolino in queste ore. La “maturità“, raccontata, ricordata, cantata, descritta, sceneggiata, è parte del nostro immaginario collettivo. Continua a mantenere quel ruolo di “passaggio“ e confine fra la spensieratezza identificata con la scuola e il momento delle scelte che cominciano a indirizzare sul serio la nostra vita. Questo non cambia, così come la scuola meriterebbe un finale diverso, non l’eterno balletto di modifiche e riforme intorno al feticcio. La “maturità” da tempo non incide più nel futuro da studenti o lavoratori dei ragazzi. L’esame che prende il via in queste ore è uno specchio fedele di una scuola rimasta in buona misura ancorata al secolo scorso, troppe volte ostinatamente lontana dal mondo del lavoro e pensata per ragazzi di un’altra epoca. È quel famoso effetto “viaggio nel tempo“, di cui abbiamo scritto tante volte: quando i nostri figli entrano in aula al mattino, spesso è come se fossero proiettati indietro di alcuni decenni: un mondo non molto diverso da quello dei loro genitori, anche se fuori è cambiato tutto. A partire dalle esigenze e dalle richieste del mondo del lavoro e delle professioni. La scuola arranca e l’esame di maturità finisce per diventare un momento puramente emozionale. Iconico e catartico quanto si vuole, ma in realtà di trascurabilissima importanza nella vita degli studenti. L’attesa, la paura, la prova in sé restano valori indiscutibili. Le intere famiglie sono coinvolte, ma nulla potrà cambiare la realtà dei fatti: il futuro dei “maturandi” si decide altrove e l’esame è più che altro un omaggio ai tempi che furono, ai ricordi della scuola di mamma e papà. Ai ragazzi dovremmo dare decisamente di più. di Fulvio Giuliani

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