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sciopero della scuola

Sciopero della scuola: un’altra tradizione italiana

Tra le tante tradizioni tutte italiane, non poteva non esser rispettata quella dello sciopero della scuola contro l’ennesima riforma, più o meno sempre uguale alla precedente.
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Sciopero della scuola: un’altra tradizione italiana

Tra le tante tradizioni tutte italiane, non poteva non esser rispettata quella dello sciopero della scuola contro l’ennesima riforma, più o meno sempre uguale alla precedente.
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Sciopero della scuola: un’altra tradizione italiana

Tra le tante tradizioni tutte italiane, non poteva non esser rispettata quella dello sciopero della scuola contro l’ennesima riforma, più o meno sempre uguale alla precedente.
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Tra le tante tradizioni tutte italiane, non poteva non esser rispettata quella dello sciopero della scuola contro l’ennesima riforma, più o meno sempre uguale alla precedente.

Il tradizionale panettone di Natale, la tradizionale gita fuori porta, il tradizionale esodo dei vacanzieri. Ognuna di queste “tradizioni” ha una sua data sul calendario e un proprio rituale. Perché noi italiani, in fondo, siamo tradizionalisti. Logico quindi che, a quindici giorni dal termine della scuola – dopo due anni di Dad, polemiche e misteriosi banchi a rotelle – venga celebrato il “tradizionale” sciopero della scuola contro l’ennesima riforma, più o meno sempre uguale a quella precedente.

Non si parla di contenuti, di metodologie di studio e apprendimento, di innovazione e modernizzazione dell’intero sistema scolastico. Temi che ai sindacati che l’hanno proclamato (Fic Cgil scuola, Uil scuola, Snals Confsal, Gilda Unams) interessano poco. Che cosa chiedono? Intanto un «percorso di forte protesta con diverse forme di mobilitazione non escluso [sì, l’avete indovinato: il tradizionale…] sciopero degli scrutini». Di chi è la colpa? Del governo e del Ministero dell’Istruzione che non vuole modificare il Dl 36 che riguarda la formazione e il reclutamento del corpo docenti, recentemente approvato dall’esecutivo.

Se siete interessati andate su Google, cliccate su una delle sigle sindacali e se capite qualcosa delle richieste avanzate partecipate al prossimo concorso. Avrete possibilità di successo, anche se continuerete a fare quel che sapete fare perché non vi assumeranno mai. Un punto ve lo indico: «Indizione del concorso riservato per gli Assistenti Amministrativi Facenti funzione di Dsga con tre anni di servizio nella funzione anche se sprovvisti di titolo di studio specifico (nel nuovo a.s. 2022/23 il 30 per cento dei posti sarà vacante)». Il Dsga è l’acronimo di Direttore dei servizi generali e amministrativi, figura apicale dell’istituzione scolastica. Ci vuole un “tradizionale” concorso, anche se sprovvisto di titolo di studio.

«Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza», scriveva nella “Canzona di Bacco”Lorenzo de’ Medici, principe fiorentino consigliato da Machiavelli e amico di Botticelli. A Roma, in piazza degli Apostoli, erano in 5mila (dati sindacali). “Tradizionale” alta adesione anche nelle altre città italiane. Intanto gli studenti proseguiranno nel loro cammino di “tradizionale” ignoranza.

di Andre Pamparana

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