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Scrittura minuscola, abitudine che si diffonde fra i più giovani

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Sembra che la Generazione Z stia abbandonando le lettere maiuscole in favore di una scrittura fatta di sole minuscole

Scrittura minuscola, abitudine che si diffonde fra i più giovani

Sembra che la Generazione Z stia abbandonando le lettere maiuscole in favore di una scrittura fatta di sole minuscole

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Scrittura minuscola, abitudine che si diffonde fra i più giovani

Sembra che la Generazione Z stia abbandonando le lettere maiuscole in favore di una scrittura fatta di sole minuscole

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Sembra che la Generazione Z (i nati fra il 1995 e il 2010) stia abbandonando le lettere maiuscole in favore di un modo di scrivere fatto di sole minuscole. La tendenza riguarda in particolare la messaggistica istantanea e pare avere una ratio: le maiuscole sono percepite come troppo ‘serie’ e formali. Per adottare uno stile di scrittura più rilassato e informale, l’orientamento è quindi quello di disattivare l’inserimento automatico nel proprio correttore ortografico. Cronaca di un declino annunciato per cui le lettere ‘grandi’ saranno presto relegate alla storia antica? O anche il sintomo di una fastidiosa epidemia di pigrizia nella nostra società?

L’affermarsi di questa propensione a uniformare la grafia verso il basso ha coinciso con l’ascesa dilagante della messaggistica istantanea di tutte le piattaforme social del web. Con le minuscole – sostengono alcuni – si ha l’impressione di una conversazione continua, perché abolendo le maiuscole scompare anche la necessità di usare la punteggiatura. Questa preferenza per le lettere minuscole ha anche un carattere culturale: nel contesto di uno scambio informale tra due 30enni di oggi, tutto dev’essere all’insegna della familiarità. Insomma: siamo così in confidenza che… «Niente maiuscolo tra noi!». Un usus scribendi forse anche politico. La riluttanza di chi rifiuta le lettere maiuscole sembra riflettere il desiderio di liberarsi dalle convenzioni. Le ideologie della decostruzione si definiscono in opposizione alle convenzioni percepite come dominanti. Accettare le maiuscole (e la punteggiatura) viene visto come un inchinarsi a norme considerate restrittive e limitanti.

La scienza – o per lo meno parte di essa – sembra posizionarsi al fianco dei ‘minuscolisti’. Nell’era dell’iperconnessione è più facile scrivere usando una tastiera che carta e penna. Uno studio dell’Università di Stavanger (in Norvegia) ha sottolineato come i giovani stiano incontrando difficoltà nella padronanza della scrittura a mano, che risulta sempre più incerta. Gli scienziati scandinavi temono dunque che i ragazzi potrebbero rimanere intrappolati in un groviglio tra maiuscole e minuscole. Secondo lo studio, i più giovani mostrerebbero un notevole deterioramento della scrittura che appare disordinata e difficile da leggere. La disgrafia colpisce anche gli studenti universitari, che mostrano – con il loro bagaglio di minuscole – un calo della qualità della scrittura, evitando frasi lunghe, scrivendo paragrafi meno coerenti, preferendo scambi rapidi e abbreviazioni.

È difficile prevedere se la scrittura minuscola si diffonderà gradualmente fino a diventare uno standard. Forse è soltanto una moda passeggera, destinata a svanire. O magari, al contrario, le lettere maiuscole scompariranno del tutto dal nostro uso quotidiano. Senza dubbio la scrittura gioca un ruolo nello sviluppo intellettivo a più livelli. Scrivere a mano permette di coinvolgere contemporaneamente diversi processi cognitivi come la memoria, l’attenzione, l’organizzazione o la risoluzione dei problemi. Inoltre richiede disciplina e pazienza costanti. L’alternanza maiuscolo-minuscolo concerta le pause, sottolinea i cambiamenti, consente un apprendimento più profondo e competenze più forti. Insomma la lingua è viva ed evolve insieme a noi, tra alti e bassi.

di Francesca Bocchi

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