AUTORE: Aldo Smilzo
«Pregherò per te, che hai la notte nel cuor e se tu lo vorrai, crederai». Stavolta Adriano Celentano non c’entra ma c’entrano la fede, un prete, una predica e le canzoni. C’entra persino Sanremo che di santo non ha nulla, nel senso che si tratta del Festival. Don Matteo Selmo, co-parroco di Lonato del Garda, in provincia di Brescia, ha infatti preso per la sua omelia alcuni passaggi dalle canzoni “Brividi” di Blanco e Mahmood, “O forse sei tu” di Elisa e “Apri tutte le porte” di Gianni Morandi, interpretandone anche un accenno vocale.
Don Matteo (nome azzeccato, considerando il successo del prete interpretato per anni da Terence Hill nella fiction di Rai Uno) ha spiegato la scelta con la necessità di «portare il Vangelo nella vita di tutti i giorni» perché «questo è l’insegnamento di Gesù, che nel suo stare tra la gente contestualizzava la parola del Padre». Tutti hanno capito – assicura il prete – ma le tre canzoni di Sanremo a Messa una riflessione la pongono.
Ogni epoca ha i suoi linguaggi e quella odierna, con la crisi dei fedeli, sta cercando il proprio. Vale per tutto, pure per la religione. I preti – e ci mancherebbe! – sono liberi di diffondere la parola di Cristo nel modo che ritengono migliore ma se per riscoprire la fede o magari renderla più interessante serve Sanremo, beh, una domanda bisognerà pur farsela. Che poi, le tre canzoni citate dal prete sono le prime tre classificate al Festival. Le più note, probabilmente. E pazienza per gli ultimi che saranno i primi. Magari nella prossima omelia.
di Aldo Smilzo
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