Gli studenti nei giorni scorsi sono tornati a manifestare in piazza per chiedere di essere ascoltati sulla Maturità. Ma questo esame, fatto così, non serve. Fate una bella cosa: cancellatelo.
Continuiamo a ritenere quello dell’esame di Maturità un non-tema. Una prova passata da tutti, dati dei promossi alla mano, non meriterebbe neppure una frazione dell’ossessivo interesse di sempre, valso nell’ultima settimana un’altra carrellata di prime pagine. Tutto perché – pensate che rivoluzione – si è tornati a due prove scritte e una orale. Se la memoria non ci inganna in questa infinita giostra di riforme e contro riforme, una in meno del pre-pandemia, quando gli studenti erano chiamati anche a illustrare una propria tesina.
Sia detto con rispetto di un esame il cui mito è alimentato perlopiù da genitori ansiosi e ansiogeni: stiamo parlando del nulla. Nonostante questo, gli studenti sono tornati a manifestare in piazza per chiedere di essere «ascoltati sulla Maturità». Per farla breve e cruda, invocando un esame meno difficile, chi con meno scritti, chi con un orale diverso, chi – come letto ieri in un’intervista a un rappresentante degli studenti su “la Repubblica” – con una prova scritta da discutere poi oralmente. Mancano bussolotti e divinazioni e poi le abbiamo dette tutte.
Pochi giorni fa avevamo invocato uno sforzo di onestà e sincerità nei confronti dei ragazzi. Lo abbiamo scritto prima delle manifestazioni e della solita rincorsa politica del ministro di turno, il responsabile della Pubblica istruzione Bianchi, pronto a dichiarare di voler «ascoltare gli studenti». Gli adulti – tutti, mica solo i politici – dovrebbero smetterla di blandire e lisciare il pelo, pur di non dire cose scomode. Questo esame, fatto così, non serve. Aggiungere o togliere una prova, modificare l’interrogazione o altre alchimie non cambiano la sostanza.
Fate una bella cosa: cancellatelo. Chiudiamola lì, senza un rito che è reso necessario dal valore legale del titolo di studio ma che non ha alcuna utilità pratica in vista del futuro professionale degli studenti. Anche se volessimo limitarci al ruolo pedagogico, dovremmo pretendere un esame molto più difficile di quello attuale, capace di preparare i ragazzi alle prove della vita.
La Maturità di oggi sembra arrivare da Marte, da un mondo desolato e uniforme. Grazie al cielo, impegnarsi o meno e credere in sé stessi farà sempre la differenza. Ai nostri figli, piuttosto, dovremmo dire che andare in piazza per chiedere di appiattire la vita è un delitto della peggior specie. Prepariamoli a ciò che troveranno dopo la scuola, a cominciare dall’incontro con quelli più bravi. Non avversari da abbattere, ma modelli da imitare. Servirebbero quell’onestà intellettuale e sincerità che continuiamo a invocare in un deserto di conformismo.
Quanto è più facile, del resto, non far arrabbiare mai nessuno, provare a risultare simpatici a tutti, a cominciare dai propri ragazzi. Peccato non serva, certamente non al loro futuro. Siamo perfettamente consapevoli che il nostro appello a cancellare un esame inutile è destinato a cadere nel silenzio e nell’indifferenza di chi preferisce blandire a educare. Mai tacere, però, le proprie idee e un piccolo contributo lo vogliamo offrire con il programma di borse di studio de “La Ragione”, che prenderà il via dall’Università Iulm di Milano. Borse assegnate esclusivamente su base meritocratica, senza ulteriori parametri o sbarramenti. Perché crediamo nella formazione e nel merito.
Facciamo nostre le parole del rettore della Iulm, Gianni Canova: «Trovo lungimirante e innovativa la scelta di finanziare alcuni studenti magistrali capaci e meritevoli, a prescindere dal reddito familiare. È una scelta – spiega – che va nella direzione di premiare il merito e di valorizzare l’impegno individuale, due pilastri della formazione e della selezione della futura classe dirigente». Parole di verità.
di Fulvio Giuliani
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