Fioroni, chi era costui? Uno dei tanti ministri della Pubblica istruzione a cui si deve una qualche riforma della scuola: Giuseppe Fioroni, Pd, titolare del dicastero nel governo Prodi fra il 2006 e il 2008. Fu lui a firmare la prima circolare che sancì il divieto di utilizzo in classe del telefonino (lo smartphone era di là da venire): è vecchia di 15 anni, che nell’era digitale equivalgono più o meno a tre glaciazioni.
Pur restando un formidabile mezzo di distrazione di massa e non certo solo per ragazzini, lo smartphone è nel frattempo maturato in una porta d’accesso all’intero scibile umano o quasi. Si penserebbe, dunque, che sia ormai un imprescindibile medium per l’educazione e la formazione dei nostri figli. Invece, nella circolare firmata ieri dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, toni e concetti sono quelli espressi 15 anni fa. Se si eccettua una generica indicazione di possibile utilizzo dello smartphone «solo con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative». Non c’è sanzione in caso di uso improprio del telefono in classe – ennesima circolare che ricorda le inutili e ridondanti gride manzoniane – ma colpisce come per l’apparato burocratico scolastico 15 anni sembrino essere passati davvero invano.
Invece di sfruttare digitale e smartphone, spingiamo i ragazzi a usarli solo per divertirsi e distrarsi a lezione. Cambia tutto intorno al Ministero, tranne il Ministero.
Di Fulvio Giuliani
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