app-menu Social mobile

Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app
1 maggio, festa del Lavoro

Storia del 1 maggio, Festa del lavoro. Anche se mutevole e carente

La storia del primo maggio come Festa del lavoro è mutevole come la ricorrenza da celebrare. Da Parigi a Manchester, ecco tutte le tappe della lotta per un diritto inalienabile.

|

Storia del 1 maggio, Festa del lavoro. Anche se mutevole e carente

La storia del primo maggio come Festa del lavoro è mutevole come la ricorrenza da celebrare. Da Parigi a Manchester, ecco tutte le tappe della lotta per un diritto inalienabile.

|

Storia del 1 maggio, Festa del lavoro. Anche se mutevole e carente

La storia del primo maggio come Festa del lavoro è mutevole come la ricorrenza da celebrare. Da Parigi a Manchester, ecco tutte le tappe della lotta per un diritto inalienabile.

|
|

La storia del primo maggio come Festa del lavoro è mutevole come la ricorrenza da celebrare. Da Parigi a Manchester, ecco tutte le tappe della lotta per un diritto inalienabile.

Nessuno storico può dire precisamente attraverso quante agitazioni, lotte sindacali e sanguinosi scontri si sia arrivati alla proclamazione del primo maggio come Festa del lavoro. In un primo tempo la data è sancita nel 1866, ma provvisoriamente e solo a Chicago, per poi estendersi gradualmente ad altre città del Nord America. Vent’anni dopo, nel 1886 e nella stessa città, ancora scioperi e morti, tra fuoco di polizia, bombe e attentati anarchici. Non mancano le sentenze capitali.

Presto il conflitto sociale dilaga violento e tragico in tutto il mondo finché a Parigi, il 20 luglio del 1889, una assise di laburisti e socialisti proclama in via solenne il primo maggio come festa di tutto il lavoro dipendente salariato: è un primo, potente simbolo.

Già dalla seconda metà del Settecento la rivoluzione industriale teorizzata dai liberisti di Manchester aveva stravolto la quiete del mondo agricolo. Prima ancora del Padrone delle Ferriere, quell’arcigno e baffuto riccone in cilindro ricorrente in tanta iconografia satirica, il nemico è lo stesso bene strumentale – tornio, telaio, macchina a vapore – che consente di moltiplicare lo sfruttamento di impianti e di esseri umani, minori compresi, con retribuzioni miserrime e forzati automatismi: quegli alienanti ritmi meccanici che poi il grande Chaplin, da par suo, saprà amaramente satireggiare in “Tempi Moderni”.

Nel 1779 l’eroe della manovalanza proletaria è un tale Ned Ludd, energumeno forse immaginario, rinomato nel distruggere ogni tipo di attrezzatura industriale, in particolare i filatoi. Questo era il luddismo. Lo stesso avviene in Francia, dove per devastare gli impianti si usano duri zoccoli in legno, i sabot. Questo era il sabotaggio. Mentre dall’ostruzionismo contro il turpe latifondista Charles C. Boycott (1832-1897) deriva appunto il boicottaggio.

La “presa di coscienza” matura nel tempo, accompagnata da una prolifica iconografia: dal realismo socialista, con nerboruti stakanovisti in posa marziale, a “Il Quarto Stato” di Giuseppe Pellizza da Volpedo: una folla immensa che procede dignitosa e decisa. Ricchissimo il repertorio dei canti tematici: dai lamenti della filanda alle rivendicazioni delle mondine, speciale oggetto di culto e zelo filologico per i ragazzi del 1968.

Dalle barricate ai primi concreti riconoscimenti: in America il Labour Day è celebrato ogni primo lunedì di settembre, in stile meno socialista e più protestante. Da noi il limite delle otto ore è sancito il 20 febbraio 1919. Poi, a partire dal 1921, Mussolini fissa nel 21 aprile le cerimonie “del natale di Roma e del lavoro”. Nel 1958 Pio XII dedicherà la giornata dell’11 marzo a San Giuseppe Artigiano.

Nel tempo, dalla catena di montaggio alle operazioni computerizzate, il lavoro si fa meno fisico. Oggi la tecnologia riduce i ranghi degli occupati: nell’epoca del capitalismo finanziario e del terziario avanzato, quanti cassieri avremmo in più senza il Bancomat? Oggi PC, più che Partito Comunista, sta a indicare Personal Computer. Lo stesso proletariato, occasionalmente tentato da seduzioni consumistiche, più che a una lotta di classe potrebbe ambire a una lotta di gran classe.

Tra storiche idealità e nuove problematiche, la ricorrenza è comunque sacra: momento unificante per sindacati spesso divisi, esaltato dal baccano dei concerti rock come dal ponte settimanale tra week-end e 25 aprile. Festa del lavoro manuale, si diceva. Quello intellettuale di imprenditori e dirigenti non cerca o non merita speciali fasti pubblici. Il sobrio borghese aborre le piazzate. Quando le cose vanno bene, la festa è già nell’abusivo plusvalore padronale, tra ristretti riti tribal-corporativi e chiuso tepore di meeting rotariani. Se vanno male, tra perdite d’esercizio e avvisi di garanzia, si va dall’infarto al suicidio: ma in questo caso nessuno figura tra i caduti del lavoro.

  di Gian Luca Caffarena

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Abbandono scolastico e crisi demografica da record

27 Marzo 2024
Sono 465mila, più di uno su dieci, i giovani che nel 2022 hanno lasciato la scuola prima del dip…

L’inedito femminismo “neorazzista”

26 Marzo 2024
La maggior parte delle donne femministe pensa che il femminismo esista ancora. Questa convinzion…

Il turismo vola, ma i prezzi e taxi preoccupano

26 Marzo 2024
Ancora una volta, con l’approssimarsi delle feste comandate, tutti gli indicatori sembrano sugge…

Proteggere i giovani dagli estremismi

25 Marzo 2024
Ai nostri giovani andrebbe raccontato e ribadito l’immane successo della costruzione europea che…

LEGGI GRATIS La Ragione

GUARDA i nostri video

ASCOLTA i nostri podcast

REGISTRATI / ACCEDI