L’evoluzione delle tecniche investigative sempre più efficaci
Le tecniche investigative sono evolute con il passare dei secoli a braccetto con le tecnologie e il progredire della scienza

L’evoluzione delle tecniche investigative sempre più efficaci
Le tecniche investigative sono evolute con il passare dei secoli a braccetto con le tecnologie e il progredire della scienza
L’evoluzione delle tecniche investigative sempre più efficaci
Le tecniche investigative sono evolute con il passare dei secoli a braccetto con le tecnologie e il progredire della scienza
Il tema dell’applicazione delle tecniche di analisi genetica in ambito investigativo e giudiziario è recentemente tornato alla ribalta. Con la riapertura del caso dell’omicidio di Chiara Poggi. Ma già nel 44 a. C. l’autopsia sul corpo di Giulio Cesare rappresentò un primo esempio di indagine scientifica su un crimine. Rivelandoci che delle 23 coltellate inferte soltanto una risultò mortale.
Le tecniche investigative
È comunque nel XX secolo che la criminalistica ha assunto un ruolo determinante. Alle discipline tradizionali come medicina legale, tossicologia, balistica e analisi grafologiche si sono affiancate le indagini digitali, la genetica forense e le geoscienze. Uno dei più grandi progressi in questo campo è stato l’introduzione della Pcr (reazione a catena della polimerasi). Tecnica che rende possibile amplificare il Dna. Consentendo l’analisi di tracce anche minime di materiale genetico. E l’identificazione di una persona persino attraverso il Dna lasciato tramite un semplice contatto su un oggetto.
Ulteriore innovazione è stata poi l’istituzione delle banche dati genetiche. Utilizzate per confrontare profili di sospettati e reperti di scene del crimine. Questi database, attivi in molti Paesi, consentono di trovare corrispondenze anche dopo anni, ricollegando un crimine a una persona fermata successivamente per un altro reato. E la loro integrazione a livello internazionale ha ampliato ulteriormente il raggio d’azione, consentendo di collegare un omicidio avvenuto in un Paese a una persona identificata anni dopo in un altro.
Sotto questo aspetto è emblematico il caso di Jack Unterweger, “l’assassino poeta”. Dopo due omicidi commessi nella Salisburgo degli anni Settanta (con relativa condanna all’ergastolo), in carcere aveva iniziato a scrivere romanzi e opere teatrali. Tutto talmente bello da spingere la comunità letteraria austriaca ad affermare che la sua redenzione era completa. E firmare una petizione. Affinché venisse graziato. Ottenuto il perdono, l’ex assassino negli anni Novanta aveva iniziato a collaborare con la polizia e con i media nei casi di omicidio sia in Europa che negli Usa.
Unterweger aveva però continuato ad uccidere e proprio grazie all’analisi del Dna presente sulla sciarpa con la quale aveva strangolato una delle sue vittime – oltre che alla corrispondenza con le tracce trovate su altri cadaveri in Austria, Repubblica Ceca e California – fu possibile risalire a lui e porre fine a una striscia di omicidi che aveva insanguinato due Continenti.
Il progresso delle scienze forensi
Il progresso delle scienze forensi ha anche fatto scagionare persone ingiustamente condannate. Un caso significativo è quello di Glenn Woodall. Accusato negli Stati Uniti di sequestro e stupro e incarcerato sulla base di prove errate e falsificate. Solo grazie all’analisi del Dna (amplificato con la Pcr) è stato possibile dimostrare la sua innocenza e annullare la condanna.
Negli ultimi anni si è inoltre affermato il Dna phenotyping. La tecnica che consente di ricostruire l’aspetto di una persona a partire dal suo codice genetico. Sino a prevedere con buona precisione il colore di pelle, capelli e occhi. Oltre a stimare l’età di un individuo grazie alle modifiche epigenetiche. Un altro grande sviluppo riguarda l’uso di banche dati genetiche commerciali per identificare criminali attraverso il Dna di loro parenti.
Questo è stato il metodo che ha permesso di identificare Joseph James DeAngelo, il famigerato “Golden State killer”. Responsabile di numerosi omicidi e stupri negli anni Settanta e Ottanta. Nel 2018 il profilo genetico dell’ignoto criminale è stato confrontato con i dati di una banca genomica pubblica. Trovando una corrispondenza con un lontano parente di DeAngelo. Da lì è stato possibile ricostruire il suo albero genealogico e identificarlo come il colpevole. Una tecnica rivoluzionaria che amplia ulteriormente le potenzialità di un ambito i cui confini paiono ancora lontani dall’essere tracciati definitivamente.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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Tag: storia
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