Torna la ‘Maturità’, mai andata via
Con il decreto approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri, anche per l’onnipresente burocrazia l’esame è tornato a chiamarsi come l’abbiamo sempre interpretato e sentito
Torna la ‘Maturità’, mai andata via
Con il decreto approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri, anche per l’onnipresente burocrazia l’esame è tornato a chiamarsi come l’abbiamo sempre interpretato e sentito
Torna la ‘Maturità’, mai andata via
Con il decreto approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri, anche per l’onnipresente burocrazia l’esame è tornato a chiamarsi come l’abbiamo sempre interpretato e sentito
È tornato l’esame di maturità! Ma come, direte voi, se ne era mai andato? Ovviamente no ma formalmente si chiamava esame di Stato, anche se per la stragrande maggioranza degli italiani era sempre e solo rimasto “esame di maturità”.
Con il decreto approvato giovedì dal Consiglio dei Ministri, anche per l’onnipresente burocrazia l’esame è tornato a chiamarsi come l’abbiamo sempre interpretato e sentito.
Una novità oggettivamente clamorosa potrebbe ironizzare qualcuno: il punto è che in Italia non c’è nulla di meno definitivo dell’esame di maturità (ex di Stato). Ognuno di noi ha le sue memorie che divergono in modo più o meno radicale da quelle del parente, amico e collega, in base alla generazione di ciascuno.
Perché non c’è governo che resista alla tentazione di metterci mano.
Nell’ultimo caso in ordine di tempo, c’è il maquillage del nome ma anche la sostanza dell’unica, vera grande novità del decreto varato l’altro ieri: l’obbligatorietà della prova orale.
Anche qui, se ci si ferma a riflettere rischiamo di scoppiare a ridere: ma come, è necessario scriverlo nero su bianco che l’esame è obbligatorio per poter essere superato?
Ebbene sì, perché la norma era stata scritta male, come uno studente sveglio si era accorto nello scorso mese di luglio, mettendo in piedi il ben noto cinema sul rifiuto di sostenere la prova orale.
Il motivo era molto semplice: l’obbligatorietà non era stata esplicitata da nessuna parte e i crediti delle prove scritte e quanto accumulato nel percorso scolastico erano più che sufficienti a passare la prova. Non sarà più possibile, grazie a quello studente e ai suoi 15 minuti di celebrità.
Al tempo, molti si interrogarono sul grido di dolore lanciato dal maturando contro i metodi di valutazione della scuola italiana, quando si sarebbe dovuto innanzitutto sottolineare la sua velocità di pensiero contrapposta alla sciatteria con cui era stata scritta la legge sull’esame.
Arrivano altre novità sparse, con l’obiettivo di far emergere la preparazione multidisciplinare degli studenti, principio su cui siamo tutti d’accordo e che nella scuola del III millennio non dovrebbe essere scritto in un decreto ma essere l’esperienza quotidiana dei nostri ragazzi. Evidentemente non lo è o comunque non lo è sempre.
Infine, resta il dubbio amletico: ne parliamo, ci accapigliamo, facciamo polemiche ma se questo benedetto esame – tornato per l’occasione “di maturità” – fosse quello spauracchio, quel rito di passaggio per usare le parole del ministro della Pubblica istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, come è possibile che vengano promossi tutti?
Ma proprio tutti, esclusa un’eroica quota infinitesimale di bocciati, a cui va il nostro deferente pensiero in segno di rispetto per l’impresa.
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