Le cose vanno come qui s’era immaginato. Senza alcun merito, perché è ovvio. Ma anche nell’ovvio, a forza di fare giornalismo copiando e incollando, abbiamo letto un buon numero di articoli che annunciavano: la farina di grilli sarà venduta con etichette che ne descrivono il contenuto e separatamente dalle altre. Che notizia è?
Non solo la farina di grilli (e altri insetti) è stata inserita fra i commestibili, ma la mangiamo da sempre, visto che nessuno è capace di eliminare quelle presenze da tutto il grano, dai succhi di frutta e via elencando. Naturalmente le etichette devono descrivere il contenuto e la provenienza, come per gli altri alimenti. Evviva le etichette europee, ora spacciate per una conquista dagli stessi che le detestarono. Ed è ovvio che quelle farine siano distinte dalle altre, come da anni avviene per quelle senza glutine. Mica ci sarà uno scaffale sigillato, sarà solo accanto.
Oramai arando il campo dell’ovvio, risulta del tutto evidente che chi vuole compra il nuovo prodotto, chi non lo vuole non lo compra e se qualcuno si avvicina al banco delle marmellate non ha alcun senso stentoreamente proclamare: io mangio una bistecca italiana. Perché, oltre a non entrarci nulla, dimostrerebbe di non conoscere l’Italia e i suoi produttori, fra i quali ve ne sono delle nuove farine e mangimi.
Speriamo, almeno, che con la collocazione sugli scaffali si chiuda questo ulteriore capitolo di bislaccheria propagandistica. Grilli e insetti ringraziano per la pubblicità.
Di Sofia Cifarelli
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