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Frank Miller 300

I 300 spartiati di Frank Miller

Le tre vite immaginarie del re spartano Leonida nei 300 di Frank Miller

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Frank Miller aveva soltanto 5 anni quando, nel 1962, uscì nei cinema statunitensi il film “L’eroe di Sparta”. Nel buio della sala il piccolo si emozionò nel seguire la pellicola che, per rendere al meglio la portata della battaglia del passo delle Termopile, aveva impiegato più di un migliaio di veri soldati dell’esercito ellenico. Intitolato in lingua originale “The 300 Spartans”, il film si concludeva con un frase destinata a rimanere a lungo impressa nell’immaginario del piccolo Miller: «È stata più che una vittoria per la Grecia, è stato un esempio emozionante – per le persone libere in tutto il mondo – di ciò che pochi uomini coraggiosi possono realizzare una volta che si rifiutano di sottomettersi alla tirannia!» recitava nel finale la voce narrante.

Trentasei anni dopo Miller è un autore di fumetti assai quotato. Ha già guadagnato i galloni scrivendo con successo le avventure del supereroe cieco Daredevil. Matitista e sceneggiatore di sé stesso, si dedica in seguito ad altre testate della casa editrice Marvel, ma è con la DC Comics che raggiunge la notorietà assoluta. Nel 1986 pubblica il suo “Batman – Il ritorno del Cavaliere Oscuro” che, uscito quasi in contemporanea con il “Watchmen” di Alan Moore e Dave Gibbons, scardina per sempre la percezione del fumetto supereroistico quale prodotto per ragazzi. Il successo gli garantisce una libertà inaudita e lui è pronto a coglierla, soprattutto nei confronti del nuovo pubblico di borghesi adulti che si sta interessando ai fumetti.

Dal 1990, affiancandosi alla media (per gli standard statunitensi) casa editrice Dark Horse, Miller pubblica una serie di fumetti originali. Le avventure distopiche di Martha Washington, il disorientante cyberpunk di “Hard Boiled” e il ciclo di storie caricaturali, estetizzanti e violente ambientato a Sin City (“Città del Peccato”). Al culmine di questa poderosa cavalcata, torna però alle origini. Si ricorda di quel film epico dove pochi idealisti fermarono un’armata che voleva schiavizzarli e decide di investire tutto il capitale di notorietà che aveva accumulato fino a quel momento per realizzare una miniserie di tema storico. Un progetto da oratorio, prima di lui. Anzi: se la storia delle poleis greche è sentita molto vicina in Italia, negli Usa è spesso trattata alla stregua di uno dei tanti esotismi europei.

Miller scompone invece la vicenda storica della resistenza di re Leonida e dei suoi spartiati negli ideologemi che trova più significativi, esasperandoli. Così nell’arco dei cinque capitoli originali (Onore, Dovere, Gloria, Combattimento, Vittoria) il popolo degli spartiati parla al lettore con un linguaggio essenziale, tradotto persino dal tratto spezzato e rozzo con cui viene disegnata la storia. Uno stile piatto e volumetrico che – aiutato dai colori dell’allora moglie Lynn Varley – tratteggia i personaggi con delle silhouette quanto più semplici possibili, così da ricalcare la franchezza con cui è espressa la morale della storia. Un’attualizzazione dell’eterna competizione fra democrazia e dittatura la cui efficacia è stata confermata nel 2007 anche dalla riduzione filmica omonima per mano di Zack Snyder, riconsegnando così la storia al medium originario che ispirò Miller.

di Camillo Bosco

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