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Dr. Slump di Akira Torayama

Akira Toriyama gioioso giullare

Il “Dr.Slump” del 1980 di Akira Toriyama si cela il vero spirito del fumettista nipponico

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Il 1982 è un anno importante per Akira Toriyama. Si è sposato con la collega Yoshimi Kato, autrice di manga shojo – come sono chiamati in Giappone i fumetti per ragazze – con lo pseudonimo di Nachi Mikami e soprattutto è entrato nella lista dei giapponesi più facoltosi grazie al fumetto comico “Dr. Slump”.

Un successo doppio e interlacciato, visto che Toriyama aveva incontrato sua moglie nel più strano dei modi: il suo amico di vecchia data, il mangaka (fumettista) Akira Sakuma, racconta che la loro frequentazione amorosa nacque come effetto collaterale di uno dei tanti scherzi telefonici con cui spesso Toriyama si divertiva. Sakuma è una fonte affidabile, visto che era anche un collaboratore così assiduo su “Dr. Slump” da meritarsi un personaggio con le sue fattezze e un confronto continuo con l’autore riguardo le gag da inserire negli episodi. Così spesso teneva compagnia all’amico sia nel lavoro fumettistico sia nelle ‘pause d’ispirazione comica’, come nel caso delle telefonate a vittime ignare.

L’apparenza schiva di Toriyama nascondeva infatti una natura di giullare, ereditata dai suoi genitori. Il padre Karazu e la madre Tombi non sono affatto ricchi ma condividono una gioia di vivere quasi da film e il loro figlio li ricordava più volte impegnati a ballare un valzer scherzoso in famiglia (coinvolgendo anche il piccolo Akira e la sorella maggiore Uzura) piuttosto che a lamentarsi per le ristrettezze economiche. Una vera e propria educazione sentimentale al divertissement impartita fra le mura della loro casa situata nelle campagne vicino alla città di Nagoya, capoluogo della Prefettura di Aichi a Sud-Ovest di Tokyo. Nonostante l’allegra atmosfera famigliare, gli anni Cinquanta e Sessanta del dopoguerra nipponico sono ancora duri e Toriyama trovava la sua personale distrazione per quando la fame mordeva: disegnare.

Così ogni giorno i fogli si accumulano, ricoperti di copie dei design di “Tetsuwan Atomu” (manga di Osamu Tezuka da noi conosciuto come “Astro Boy”) e dei personaggi del film disneyano “La Carica dei 101”. Un apprendistato spontaneo e costante fra due colonne portanti della fantasia mondiale come Walt Disney e Tezuka, che si rivela difficile da imbrigliare. Quando Toriyama decide di avviarsi alla carriera di disegnatore tecnico, contro il parere dei genitori che volevano proseguisse gli studi, poco dopo abbandona la vita dell’impiegato d’ufficio perché ne trova insopportabile la routine. Dopo alcuni falliti tentativi di approcciarsi al fumetto è grazie all’interesse dell’editor Kazuhiko Torishima che nel 1980 dà alle stampe il suo “Dr. Slump”.

La storia è intitolata a un inventore geniale ma pasticcione e alle sue avventure paradossali in compagnia di un’androide di nome Arale, realizzata dallo scienziato con fattezze infantili. L’aspetto in questo caso fa il monaco e Arale si comporta in maniera molto immatura, divenendo una fonte continua di situazioni comiche di gusto anche assai infantile che tuttavia catturano un pubblico trasversale. Il tratto di Toriyama appare tondeggiante e tendente alla parodia, ma anche molto preciso e dettagliato. Un connubio paradossale distillato dai suoi maestri giovanili e dagli anni di lavoro al tecnigrafo, così diverso dall’usuale tratto del fumetto comico giapponese da garantirgli attenzione e successo.

Alla sua morte, avvenuta all’inizio di questo mese, Toriyama è stato ricordato soprattutto per saga di “Dragon Ball”, ma “Dr. Slump” rappresenta di certo l’eredità più intima di questo autore. Scritta come un inno alla spensieratezza e alla gioia di vivere che ha sperimentato nei suoi primi, umili anni di vita.

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