“8 settembre ’43. La Liberazione d’Italia”, il ritratto di una ripartenza
La mostra fotografica “8 settembre ’43. La Liberazione d’Italia”, in programma a “la Casa di Vetro” di Milano dall’8 settembre fino al 16 dicembre, è il ritratto di una ripartenza
L’8 settembre di 80 anni fa è la data in cui gli Alleati annunciano via radio agli italiani che è stato firmato l’armistizio. A ruota nello stesso giorno e sempre via etere lo fa anche Pietro Badoglio, il nuovo capo del governo scelto dal re Vittorio Emanuele III per sostituire Benito Mussolini e traghettare il Paese fuori dal ventennio fascista e dalla guerra. L’armistizio in realtà è stato siglato il 3 settembre a Cassibile in Sicilia, ma rimane notizia top secret per svariati giorni perché gli italiani hanno chiesto tempo per organizzare il ritiro dai vari fronti di guerra delle loro armate, al momento della sua firma sparse per l’Europa e spalla a spalla con quelle tedesche. Sanno che Berlino, quando saprà del doppio gioco portato avanti a Roma da settimane, agirà in fretta e vogliono essere pronti. Ma gli Alleati non hanno tempo da perdere e mettono Badoglio davanti al fatto compiuto: il giorno dopo, il 9 settembre, devono sbarcare in Campania; l’Operazione Avalanche è già in atto e non vogliono che soldati del regio esercito gli sparino addosso.
L’annuncio pubblico dell’armistizio è punto di arrivo e di partenza della mostra fotografica “8 settembre ’43. La Liberazione d’Italia”, che racconta come si sia arrivati a firmarlo dopo le sconfitte in Nord Africa dell’Asse e che cosa sia successo da lì in poi fino alla resa definitiva delle forze nazifasciste in Italia. La prospettiva iconografica delle immagini è quella di Washington e Berlino: le fotografie infatti arrivano dagli archivi di Stato statunitensi e da quelli polacchi e tedeschi. I primi raccontano il punto di vista degli Alleati; i secondi e i terzi quello di fascisti e soprattutto nazisti, visto che anche gli organi di stampa della Polonia, occupata dai tedeschi, dipendevano dal Ministero della Propaganda di Hitler.
Le immagini sono accompagnate da testi di approfondimento in formato fotonotizia, modulo editoriale in auge nella prima metà del Novecento. Il linguaggio utilizzato è immediato, serrato e a tinte forti: fonte d’ispirazione sono gli stilemi del miglior giornalismo e il concetto di Public History, nuova disciplina che mira a raccontare la storia fuori dagli schemi accademici. Gli ampli contenuti testuali sono proposti anche nella nuova pubblicazione digitale “Zoom Archives” di Rodolfo Namias Editore che con il suo numero di esordio propone un monografico dedicato alla mostra, la cui esposizione è in programma a “la Casa di Vetro” di Milano da oggi fino al 16 dicembre nell’ambito del progetto History & Photography.
di Alessandro Luigi Perna
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