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I fratelli israeliani Hanuka

I fratelli israeliani Hanuka, disegnare l’inquietudine

La quotidianità israeliana nei fumetti di Asaf Hanuka. I fratelli israeliani Hanuka, disegnare l’inquietudine
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Se Zerocalcare non parteciperà quest’anno al più importante evento fumettistico italianoil Lucca Comics & Gamesè per via del patrocinio concesso alla manifestazione dall’Ambasciata d’Israele in Italia. Una decisione che l’autore ha giustificato in un post su Instagram sulla base delle relazioni emotive che mantiene con persone che abitano tuttora nella Striscia di Gaza o che vi sono andate nel passato per organizzare progetti culturali. L’argomento appare tuttavia pretestuoso, in quanto il patrocinio è ben lontano dall’aver alcun legame con la guerra in corso. È stato infatti concesso diversi mesi fa (ben prima del massacro perpetrato da Hamas) in ragione della locandina del Lucca Comics di quest’anno: un’elaborazione grafica sulla base della suggestione della parola “together” (insieme), realizzata dai fratelli e fumettisti israeliani Asaf e Tomer Hanuka. Una relazionequella fra loro e il Lucca Comics – iniziata quando Asaf è stato premiato nel 2015 col Gran Guinigi (il nome del premio della manifestazione) quale miglior autore unico per il suo “K.O. a Tel Aviv”, portato in Italia da Caterina Marietti (figlia di Pietro, fondatore della edizioni Piemme) e Michele Foschini con la loro Bao Publishing. La stessa casa editrice delle opere di Zerocalcare, che ha voluto specificare di non avere invece nulla in contrario alla presenza a Lucca dei due colleghi israeliani. Il contrario sarebbe stato assurdo, dato l’apprezzato valore dei fratelli Hanuka quali autori. Lo si capisce appena si scorrono le pagine di “K.O. a Tel Aviv”. Conosciuto in originale come “The Realist”, il libro è una raccolta di strisce (arrivata in Italia al terzo volume) che Asaf Hanuka pubblica settimanalmente sul magazine economico “Calcalist”. Con una formula simile a quella che l’autore aveva già esplorato durante il servizio di leva – disegnando le sue storie per la rivista “Bambach” dell’esercito israeliano – il carattere realistico del suo tratto si presta al racconto di quei momentanei istanti di sconforto che accomunano la vita di tutti, rappresentati spesso con elementi surreali. Se su “Bambach” dava spazio alle disavventure del najone, in “The Realist” Asaf – seguendo il filo dell’autobiografismo – offre uno scorcio della vita quotidiana di un padre di famiglia a Tel Aviv. I litigi con i figli, così come i momenti d’affetto che lo fanno sentire un supereroe. Il bilanciamento (quasi impossibile) fra il lavoro domestico e quello professionale di sua moglie. Il carovita galoppante che immagina costringerà i suoi nipoti a vivere in un quadrato di cemento e quella volta che si è camuffato da ultraortodosso per pagare meno nel supermarket dedicato ai devoti. La corsa terrorizzata nei rifugi a causa dei razzi di Hamas e le chiamate successive a parenti e amici per sincerarsi che stiano bene, mentre in tv passano le immagini dei bombardamenti israeliani che in risposta colpiscono Gaza. Pagine disegnate da cui emerge la complessità dell’essere cittadini di un Paese dotato di contraddizioni innegabili, ma che spesso provocano reazioni che sembrano sconfitte. La sconfitta, appunto, di non poter affrontare quei problemi insieme.   di Camillo Bosco

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