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La terapia fallita di Harley Quinn

Se la maschera della Commedia dell’arte italiana è famosa per la policromia del costume, Harley Quinn si presenta con una livrea rossa e nera
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Agli inizi degli anni Novanta la fama di Batman è esplosa sul grande schermo grazie ai due film di Tim Burton, tanto che la compagnia cinematografica Warner Bros. decide di commissionare una serie animata del personaggio per il pubblico televisivo. Il progetto di “Batman: The Animated Series” viene assegnato a Paul Dini, Bruce Timm e Eric Radomski, che si trovano a immaginare la loro versione di Gotham City. La libertà creativa in effetti è molta e, nel rispetto dell’icona, gli autori aggiungono la loro impronta al mondo letterario dell’uomo pipistrello senza disdegnare la citazione delle opere televisive che l’hanno già visto protagonista.

Scrivendo l’ottavo episodio lo sceneggiatore Dini propone così a Timm di dotare l’arcinemesi Joker di una ‘pupa’, come quelle che negli anni Sessanta accompagnavano tutti gli altri supercattivi nel famoso serial tvcamp di Batman. Tuttavia inizialmente ne vogliono fare soltanto una comparsa senza battute, utile appena a caratterizzare il villain con un suo gruppo di seguaci pittoreschi. Timm la tratteggia ispirandosi ad Arlecchino – da cui deriva anche il nome Harley Quinn – soprattutto nei motivi a losanga del suo vestito, ma come riflessi in uno specchio oscuro. Mentre la maschera della Commedia dell’arte italiana è famosa per il suo carattere gioviale e la policromia del costume, Harley Quinn si presenta invece con una livrea rossa e nera e con un carattere alquanto problematico. Il design è tanto iconico da portare Dini a svilupparla come un’amplificatrice dei caratteri psicopatici del suo capo, col quale è legata da una relazione amorosa morbosa e conflittuale.

Nonostante la promozione, Harley Quinn dovrebbe comunque rimanere confinata a una sola apparizione. Dini però crede davvero nel potenziale di questa dark arlecchina” e sono i fan a dargli ragione, decretandone il successo e stimolando le sue successive apparizioni nella serie. Harley Quinn diviene così un’aggiunta permanente al metauniverso di Gotham City, tanto da essere introdotta dopo appena un anno anche nei fumetti che ne formano il canone narrativo. Si deve tuttavia aspettare il 1994 perché Dini e Timm narrino la storia della genesi di questo personaggio, una ex psichiatra che ha tentato di curare nientemeno che il Joker. Un fallimento professionale che le ha cambiato la vita, ma che non ha interrotto la crescita del personaggio.

Nella sua evoluzione recente Harley si è infatti staccata da un fidanzato tanto ingombrante, preferendo invece la compagnia dell’altra supercattiva Poison Ivy e intraprendendo persino una carriera da supereroina. Una capacità di adattamento che, almeno secondo Jim Lee (il chief creative officer della DC Comics), l’ha resa il «quarto pilastro dell’azienda dopo Batman, Superman e Wonder Woman».

di Camillo Bosco

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