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Sandman

L’Eterno Sandman

L’eterno Sandman, l’Uomo della Sabbia: la riflessione onirica di Neil Gaiman sull’ineluttabilità del cambiamento
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L’Uomo della Sabbia fece la sua prima apparizione letteraria agli inizi del XIX secolo in una eponima storia di Hoffmann, “Der Sandmann”. Un’infermiera lo descrive intento a soffiare sabbia negli occhi dei bambini che non vogliono addormentarsi, per cavarli e portare tutti i bulbi oculari così raccolti nel suo nido d’acciaio sulla Luna. Anche se Hoffmann accentua le caratteristiche orrorifiche, a quel tempo il personaggio è già presente da secoli nel folklore orale scandinavo e rumeno. L’accostamento fra sabbia e sonno può sembrare bislacco, a meno che non si pensi alle secrezioni oculari che qualsiasi essere umano trova agli angoli dei suoi occhi al risveglio. La suggestione della sabbia mischiata alle lacrime ha così creato un personaggio per convincere i bambini ad abbandonarsi alla nanna. La DC Comics si era già approcciata all’Uomo della Sabbia sia nel 1939 – come giustiziere connotato da completo, fedora e maschera antigas – sia nel 1974 con un supereroe mantellato ben più naïf (questo ideato da Jack Kirby e Joe Simon), ma è nel 1988 che il personaggio prende la sua forma definitiva. Con le sue storie per gli editori britannici, il ventottenne Neil Gaiman è infatti entrato nel radar della casa editrice di Superman e ha appena concluso un ciclo di storie volte a reinterpretare il personaggio semidimenticato di Black Orchid. I testi immaginifici di Gaiman e i disegni pittorici e onirici di Dave McKean hanno riscosso un certo interesse in un momento in cui si sta palesando l’appetito dei lettori verso fumetti diversi dal solito. Così Gaiman adocchia un altro personaggio defunto a livello editoriale, il Sandman di Kirby e Simon, proponendo alla editor Karen Berger di dedicargli una nuova serie. Berger accetta la proposta, stabilendo però che il Sandman di Gaiman dovrà essere del tutto diverso da quello precedente. Sapendo di trovarsi al centro di un raro caso di sintonia fra editore e autore, Gaiman si mette subito all’opera. Presentata nei teaser come una storia horror, il nuovo Sandman esordisce nel 1989 con i disegni del quasi sconosciuto Sam Kieth. Con un tratto molto differente da quello sognante di McKean, la mano di Kieth è ricca di spigolosità e sintesi grafiche che sembrano modellate per rafforzare l’impressione di avere fra le mani un fumetto pulp. I testi di Gaiman, veicolati dal lettering su misura dell’esperto Todd Klein, dimostrano però che si tratta di un racconto fuori dai generi. Sandman stavolta è proprio Morfeo, un essere pallido e antropomorfo – nonché quasi onnipotente – che sovrintende ai sogni dell’umanità. È un membro degli Eterni, di cui fanno parte anche Morte, Desiderio, Disperazione, Delirio, Distruzione e Destino. Un vero pantheon di archetipi, sito quasi all’apice della potenza nell’universo letterario della DC Comics. Nonostante tutto questo potere, la prima storia di Morfeo racconta invece il suo imprigionamento da parte di un ambizioso mortale. Quando riesce a liberarsi trova di fronte a sé un mondo diverso che è stato percorso liberamente dai sogni (e dagli incubi) per più di sette decadi, dove persino una divinità come lui deve misurarsi con l’idea dell’ineluttabilità del cambiamento. Un confronto filosofico e poetico che animerà la serie fino al suo compimento nel 1996, quando Gaiman chiese e ottenne la fine delle storie del suo personaggio. di Camillo Bosco

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