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Pippo, il figlio della Frontiera

Il carattere di Pippo disneyano è definito in maniera perfetta dal suo nome originale: Goofy (Sciocco). Il socio di Topolino dalla provincia più profonda
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Il carattere del Pippo disneyano è definito in maniera perfetta dal suo nome originale in inglese, cioè Goofy (Sciocco). Ciononostante non fu quello il suo primo nome. Il suo esordio, come per molti altri personaggi della scuderia Disney, fu innanzitutto filmico e avvenne nel 1932 fra i fotogrammi del cortometraggio animatoMickey’s Revue”. La revue a cui fa riferimento il titolo è una rivista – non nel senso di magazine, ma di spettacolo teatrale leggero – messa in scena da Topolino in un teatro scalcinato e Pippo fa la sua prima apparizione fra gli spalti del pubblico venuto a vederla. Il cane antropomorfo è qui molto più anziano della sua versione attuale e persino occhialuto: ride sguaiatamente degli sketch sul palco facendo sobbalzare il liso borsalino che porta sulla testa e mastica a bocca aperta, disturbando gli spettatori attorno a lui. Si tratta quindi di un vecchio zotico, battezzato Dippy Dawg e progettato per essere il classico disturbatore chiassoso che nessuno vorrebbe a fianco in sala. Come nel caso di Paperino, anche qui è il carisma del suo doppiatore a far notare Pippo al pubblico e la peculiare risata che VancePintoColvig concepisce per la gag sonora si rivela uno dei punti di forza dei sei minuti di animazione. Pinto – originario della Frontiera statunitense – si è ispirato allo sghignazzo di un suo compaesano di provincia nato con deficit cognitivi che aveva già utilizzato per un suo precedente personaggio teatrale, chiamato icasticamente “The Oregon appleknocker” (Il coglifrutta balordo dell’Oregon). La risata viene registrata in un’audizione tenuta dal regista Wilfred Jackson e da Walt Disney stesso: sono proprio loro due a decidere che sarebbe diventata la base su cui costruire un nuovo membro del cast di Topolino. A partire da quel suono e dalle movenze esasperate e grottesche di Pinto, l’animatore italoamericano Tom Palmer decide così di caratterizzarlo come un figlio dell’Oregon un po’ più speciale degli altri. Nel tempo il rapporto di Pippo con la suavocerimarrà tanto forte che, anche quando l’animatore Art Babbit farà evolvere il personaggio verso la sua forma più moderna, il temporaneo divorzio fra Pinto e Disney lo renderà per la durata del dissidio protagonista muto dei suoi stessi film. Pippo si trasforma in fumetto soltanto l’anno dopo, l’8 gennaio 1933, in una tavola settimanale diMickey Mouse” disegnata da Floyd Gottfredson. Stavolta tuttavia non disturba uno spettacolo con le sue risate bensì con uno scacciapensieri, un altro dettaglio che contribuisce alla sua individuazione quale campagnolo. Nonostante Topolino venga messo in guardia dai suoi amici dalla scimunitaggine del nuovo arrivato, Dippy Dawg diviene presto una spalla costante della star Disney. Il duo assume poi nel 1936 la sua forma definitiva: Pippo viene ribattezzato ufficialmente Goofy e soppianta definitivamente Paperino come socio di Mickey Mouse. Il papero si è infatti guadagnato una fama così grande che ormai ha una serie a fumetti tutta sua, mentre l’ingenuità di Pippo è il perfetto complemento della scaltrezza del topo. Un riscatto dolce rispetto all’iniziale carattere derisorio del personaggio.   di Camillo Bosco

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