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Tiramolla eroe di silicone

Tiramolla eroe di silicone

Tiramolla, l’eroe al silicone del giornalista Roberto Renzi e del disegnatore Giorgio Rebuffi
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Già negli anni Trenta il silicone s’impone negli Stati Uniti quale materiale plastico d’uso versatile, ma la sua diffusione in Europa è lenta o nulla per via della precedente avanzata di una sostanza ben più rigida e dannosa: il nazifascismo. La Seconda guerra mondiale crea quindi un ritardo nell’adozione del silicone nel Vecchio Continente, che durante la ricostruzione si trova costretto a recuperare il tempo perduto. Nel 1952 il giornalista Roberto Renzi legge così sul “Corriere della Sera” l’articolo di un suo collega che – nell’elencare le quasi miracolose qualità di questa ‘nuova’ sostanza (cioè i siliconi diffusi oltreoceano da quasi vent’anni) – non fa altro che mostrare l’aspirazione dell’Italia di mettersi in pari col mondo alle soglie del suo boom economico. Comasco di Cadorago, Renzi non ha però iniziato la sua carriera come reporter. Già dieci anni prima, diciannovenne, aveva scritto racconti per alcune riviste e la sua prima storia a fumetti. Nel 1947 ha diretto le testate fumettistiche di “Roal, il Tarzan del mare” e “Joe Bolide”. Ha inoltre sceneggiato molte altre storie pubblicate per le Edizioni Tomasina, per le quali ha anche dato alle stampe il fortunato tarzanide “Akim” per i disegni di Augusto Pedrazza. La notizia della prevalenza del silicone non colpisce dunque soltanto le sinapsi del Renzi iscritto all’Ordine dei giornalisti, ma soprattutto l’immaginazione del Renzi narratore. Colto dall’ispirazione, propone così un nuovo personaggio a Giuseppe Caregaro, proprietario della veronese Edizioni Alpe. Questi aveva creato nel tempo alcuni fumetti di successo, fra cui Cucciolo e Beppe (ispirati a Topolino e Pippo) che rappresentavano le punte di diamante del suo catalogo. In controtendenza con la moda degli animali antropomorfi, Renzi chiede all’editore di ospitare nel suo albo “Cucciolo” un essere composto da silicone vivente. Lo descrive come un filo nero elastico con una faccia umana che calza guanti, scarpe e bombetta ed è capace di trasformarsi in quello che vuole. Il disegnatore di “Cucciolo”, Giorgio Rebuffi, ne disegna una bozza: nasce così Tiramolla. Generato in seguito a un incidente nel laboratorio di uno scienziato, il nuovo eroe si presenta a Cucciolo, a Beppe e ai lettori esponendo innanzitutto il suo stato di famiglia: «Mi chiamo Tiramolla e sono figlio del caucciù e della colla!! Ehp…». La sua prima apparizione avviene infatti proprio all’interno di una storia dei due beniamini della Alpe, ma ben presto li supera in fama. Col tempo il personaggio cambia: perde l’intercalare «Ehp»; il suo volto diventa via via meno umano, limitando l’effetto grottesco di ritrovarsi un viso realistico sopra un corpo definito da un semplice tratto di china; il suo cappello si trasforma in tuba. La richiesta di sue storie è tale che il 15 luglio 1953 arriva nelle edicole persino un albo a lui dedicato – “Tiramolla” – che si affianca al “Cucciolo” che l’ha lanciato. Una corsa parallela e fortunata che purtroppo non sopravvivrà alla morte dell’editore Caregaro. Nonostante la costanza degli autori il mutaforma di silicone un po’ eroe e un po’ investigatore lascerà le edicole verso la fine degli anni Ottanta, complici l’aumento della concorrenza e la mancanza di un successore editoriale adeguato. Nondimeno Tiramolla rimane ancor oggi un’icona arcitaliana figlia di un sentimento ingenuo del nostro dopoguerra che – specialmente di fronte alla cruda immediatezza di Internet – appare anch’esso reliquia di un tempo remoto. di Camillo Bosco
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