Aveva preannunciato che sarebbe stata divisiva e a giudicare dai pareri discordanti che si trovano in Rete ha mantenuto la promessa. “Questo mondo non mi renderà cattivo”, la nuova e tanto attesa serie animata di Zerocalcare, è in ogni caso da vedere: episodi più lunghi nonché tematiche di grande attualità affrontate con il linguaggio dissacrante e la velocità di parole e immagini che caratterizzano i prodotti del fumettista italiano Michele Rech.
Senza voler esagerare con gli spoiler, in questa nuova produzione disponibile su Netflix troviamo il ritratto di una generazione – quella dell’autore, sull’orlo dei quaranta – che si trova divisa a metà fra i residui di una giovinezza che non ha più data di scadenza e il mondo ‘adulto’. Con tutte le sue frustrazioni, con la necessità di fare i conti con il mondo del lavoro, con le aspettative deluse e quelle realizzate. Con gli amici di sempre, che però inevitabilmente si ritrovano in punti diversi del proprio percorso personale.
Non manca nemmeno un tema mai come adesso di grandissima attualità: quello dell’immigrazione, fra integrazione e conflitti. Ci sono l’immancabile Armadillo (voce della coscienza del protagonista), Sarah e il Secco con la sua immutata passione-ossessione per il gelato. E c’è quel modo dissacrante ma efficace di raccontare la realtà di un quartiere di periferia, dove ancora più evidente è la distanza fra chi “ce l’ha fatta” e quanti continuano a combattere contro i propri demoni.
Che poi, chi davvero può dirsi completamente realizzato? Chi può a buon diritto giudicare il comportamento di qualcun altro? Discussa è anche la scelta di utilizzare il termine “nazisti” per indicare coloro che protestano contro l’apertura di un centro di accoglienza. Una scelta forte ma che viene spiegata nel corso delle puntate, e naturalmente noi non vi anticipiamo come.
Qualcuno ha trovato questa serie animata deludente, altri (nonostante l’ampio utilizzo di parolacce) la considerano istruttiva, tanto da consigliare ai genitori di vederla insieme ai propri figli. “Questo mondo non mi renderà cattivo” fa ridere e riflettere, a tratti anche commuovere. Chi appartiene alla stessa generazione di Zerocalcare si riconoscerà nelle tante citazioni che vengono fatte durante le puntate. Il suo è senz’altro un linguaggio sferzante e con un ritmo a volte serrato: elementi distintivi anche del precedente “Strappare lungo i bordi”.
Rimane interessante l’uso dell’animazione per veicolare messaggi di così grande attualità. In fondo, dividere e far discutere è a suo modo già la prova di un successo. Che sia per criticarla o per lodarla, questa serie merita senz’altro di essere vista.
di Gaia Bottoni
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