Drusilla Foer asso pigliatutto che meritava ancora di più
“Amedeo ma lei è pazzo a chiamare me come valletta!”. Ma Drusilla Foer è stata molto di più: ha preso l’Ariston e ne ha fatto il suo palcoscenico.
Drusilla Foer asso pigliatutto che meritava ancora di più
“Amedeo ma lei è pazzo a chiamare me come valletta!”. Ma Drusilla Foer è stata molto di più: ha preso l’Ariston e ne ha fatto il suo palcoscenico.
Drusilla Foer asso pigliatutto che meritava ancora di più
“Amedeo ma lei è pazzo a chiamare me come valletta!”. Ma Drusilla Foer è stata molto di più: ha preso l’Ariston e ne ha fatto il suo palcoscenico.
“Amedeo ma lei è pazzo a chiamare me come valletta!”. Ma Drusilla Foer è stata molto di più: ha preso l’Ariston e ne ha fatto il suo palcoscenico.
“La parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince. Così, ho cercato un termine per sostituirla e ho trovato unicità. Mi piace, piace a tutti”.
Drusilla Foer è stata più che una “compagna di viaggio” di Amadeus nella terza serata del Festival di Sanremo 2022. Ha preso il timone di quella nave e l’ha condotta nel porto che lei voleva, come lei voleva e verso una meta che è piaciuta a tutti. Sui social un coro quasi unanime di consensi e applausi al punto da chiederle di restare fino alla puntata finale di sabato 5 febbraio e di diventare la prossima direttrice artistica di Sanremo.
Su Drusilla Foer nei giorni scorsi si è detto di tutto, soprattutto il superfluo. Lei, snob e charmant, non ha battuto ciglio. Ha cavalcato l’Ariston mixando egregiamente ironia e professionalità senza mai strafare. Nel suo monologo è ben spiegato anche come sia riuscita in questo arduo intento di non sembrare né grottesca né eccessiva: “Tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro e tutti pensiamo di essere unici. Ma per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi“.
Non c’è nulla di melenso nelle sue parole, come spesso si tende a fare quando si affrontano certe tematiche; il tono è forte, deciso. Un atteggiamento irremovibile ma pacato di chi ha conosciuto la rete inestricabile di giudizi e occhiatacce che possono essere cancellati solo con la forza dell’intelligenza.
Molte le polemiche sull’orario scelto per dedicarle del tempo: il suo discorso è andato in onda all’1.30 di notte. Un incubo, tanto che oggi siamo tutti d’accordo col dire che il suo discorso avrebbe meritato più visibilità. Ma il potere di quelle parole non è svanito nel sonno tanto che oggi, sui social e in rete, non si parla d’altro.
Chi si aspettava un suo passo falso, per cui a un certo punto sarebbe uscito allo scoperto l’uomo dietro alla maschera, è rimasto amaramente deluso. L’artista fiorentino Gianluca Gori, nome all’anagrafe di Drusilla Foer, non c’è stato se non davanti agli occhi di chi è portato a categorizzare cose, fatti e persone per conferirgli una spiegazione chiara. Elegantemente vestita come una nobildonna ma con le movenze di una zia qualunque, un po’ sui generis certo, ma non per questo da additare.
Ha saputo giocare con la psicologia del popolo arrivando di punto in bianco sul palco travestita da Zorro: “Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita”.
Della serie, vi dò quello che desiderate, vi asfalto e non parliamone più.Giocando bene le sue carte, è riuscita a centrare il suo obiettivo: essere ascoltata piuttosto che guardata. Nessuno è rimasto insensibile al fascino della sua cultura, protagonista di ogni sua battuta, anche la più sagace.
Quel siparietto con Iva Zanicchi ne è la prova. Uno scontro tra titani, tra due generazioni che stentano ancora a capirsi nonostante gli sforzi, tra la cultura imperante di ieri e quella più libera di oggi. Iva Zanicchi le dice “Quanto sei alta!” e Drusilla risponde “Parecchio più di te”. Ma ecco che un’ironia d’altri tempi ormai superata entra in scena con la risposta della cantante: “…ma hai anche altre cose più di me“. Drusilla tronca la conversazione con un asciutto: “Sono colta”.
Ecco, con due parole prende forma e sostanza il monologo di Drusilla Foer. Tu mi guardi e vedi un uomo con la parrucca mentre io sono qui per farti capire che devi ascoltare le mie parole e ciò che ho da dire e da dare.
“Promettiamo che ci proveremo, confrontiamoci gentilmente, accogliamo il dubbio anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano convenzioni”.
Te lo promettiamo Drusilla, chiunque tu sia o voglia essere.
di Raffaela Mercurio
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Tag: sanremo
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