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Geolier fischi

I fischi a Geolier sono solo fischi

La valanga di fischi che ha accolto la vittoria di Geolier nella serata delle cover del Festival di Sanremo deve essere analizzata con freddezza e onestà intellettuale
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I fischi a Geolier sono solo fischi

La valanga di fischi che ha accolto la vittoria di Geolier nella serata delle cover del Festival di Sanremo deve essere analizzata con freddezza e onestà intellettuale
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I fischi a Geolier sono solo fischi

La valanga di fischi che ha accolto la vittoria di Geolier nella serata delle cover del Festival di Sanremo deve essere analizzata con freddezza e onestà intellettuale
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La valanga di fischi che ha accolto la vittoria di Geolier nella serata delle cover del Festival di Sanremo deve essere analizzata con freddezza e onestà intellettuale
La valanga di fischi che ha accolto la vittoria di Geolier nella serata delle cover del Festival di Sanremo deve essere analizzata con freddezza e onestà intellettuale, per evitare derive di cui già scorgiamo i segni. Francamente ridicole e anche un po’ fastidiose. I fischi sono stati determinati da un elemento che, se parliamo di musica, era apparso evidente nel corso della serata: la performance di Geolier, accompagnato da Luchè, Guè Pequeno e Gigi D’Alessio, non è stata neppure lontanamente paragonabile a quelle di Ghali, Alfa con Roberto Vecchioni, Mahmood con i Tenores di Bitti e Angelina Mango. Solo per restare a quelle che hanno maggiormente impressionato critica e pubblico. Non perché mediocre, ma perché gli altri hanno emozionato di più. Punto.  Bisognerebbe accuratamente evitare lo spettacolo a cui stiamo già assistendo dalla scorsa notte: da un lato, chi non si limita a una valutazione artistica e comincia a tirare in ballo macchinazioni, manovre di matrice partenopea pur di far vincere il figlio prediletto “contro” il resto d’Italia.  Dall’altra parte, il solito vittimismo per cui la vittoria di Geolier non sarebbe accettata per la sua napoletanità ostentata. Due idiozie grandi come una casa, che avvelenano i pozzi. Purtroppo, non possiamo dirci sorpresi perché di questo fenomeno avevamo scritto ben prima dell’inizio di Sanremo. Quello che ci convince di Geolier – da tempo – è la sua originalità musicale (non ieri, occasione in cui non ha dato il meglio di sé e crediamo non abbia colto fino in fondo lo spirito della serata) e la capacità di interpretare una Nouvelle Vague musicale che va studiata. Per essere chiari, può vincere il Festival con merito, ma ieri era un’altra storia. Quello che non ci convince è proprio quell’affermare in ogni occasione possibile una napoletanità “diversa“, fuori dal solco della storia e della tradizione. Se non in richiami formali e dovuti.  Una forma di napoletanità che spacca la stessa Napoli, come i figli di quella terra – vicini o lontani – sanno benissimo.  Ecco perché i fischi andrebbero rigidamente contestualizzati all’Ariston. Portarli fuori è pretestuoso e profondamente antipatico. Oltre che garanzia di una serata conclusiva “incandescente”. di Fulvio Giuliani

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