Il libro “Ho vinto il Festival di Sanremo”, parla Marco Rettani
Le parole di Marco Rettani, autore – insieme al giornalista Nico Donvito – del libro “Ho vinto il Festival di Sanremo” in cui 30 trionfatori del Festival raccontano Sanremo
Il libro “Ho vinto il Festival di Sanremo”, parla Marco Rettani
Le parole di Marco Rettani, autore – insieme al giornalista Nico Donvito – del libro “Ho vinto il Festival di Sanremo” in cui 30 trionfatori del Festival raccontano Sanremo
Il libro “Ho vinto il Festival di Sanremo”, parla Marco Rettani
Le parole di Marco Rettani, autore – insieme al giornalista Nico Donvito – del libro “Ho vinto il Festival di Sanremo” in cui 30 trionfatori del Festival raccontano Sanremo
Le parole di Marco Rettani, autore – insieme al giornalista Nico Donvito – del libro “Ho vinto il Festival di Sanremo” in cui 30 trionfatori del Festival raccontano Sanremo
Sono in tanti a chiedersi chi si porterà a casa quest’anno l’ambito Leone d’oro che viene consegnato al vincitore del Festival di Sanremo, giunto alla sua 74esima edizione e oggi amato e seguito come ai suoi tempi d’oro. Chiunque abbia preso in mano uno strumento in Italia per scrivere canzoni ha almeno una volta fantasticato di trovarsi fra i nomi dell’albo d’oro del Festival, di fatto nell’Olimpo della musica leggera nazionale. Ma cosa sia passato per la testa di chi ci è riuscito resta un mistero. Per provare a risolverlo e raccontare Sanremo da una prospettiva diversa, c’è ora un libro scritto da Marco Rettani – autore e discografico – insieme al giornalista Nico Donvito: “Ho vinto il Festival di Sanremo”, la testimonianza diretta di 30 trionfatori della rassegna canora più famosa d’Italia.
Quando abbiamo chiesto a Rettani come sia nata l’idea, ci ha raccontato: «Quel palco è parte della mia vita. L’ho visto prima da bambino come telespettatore, poi direttamente in teatro con l’abbonamento all’Ariston, fino a quando mi sono messo a scrivere canzoni che un giorno a Sanremo ci sono arrivate, come “Un po’ come la vita” che ho composto con Briga nel 2019 per Patty Pravo. E la frase che mi piacerebbe da morire dire almeno una volta è “Ho vinto il Festival di Sanremo”. Questo è il mio sogno nel cassetto. Da qui siamo partiti per andare a cercare chi il Festival l’ha veramente vinto». Un racconto che, narrato dalla voce stessa di chi quelle avventure le ha vissute, è ben diverso da ciò che di solito viene scritto sul Festival: «Il valore di questo libro sta nel non essere un trattato o un’antologia in cui si elencano classifiche, nomi, testi, autori et cetera. Non è un manuale, è una raccolta di aneddoti. Ci abbiamo messo un anno a completarlo, ma paradossalmente è uno dei più semplici che abbia mai scritto: è tutto un virgolettato; Donvito e io abbiamo fatto i raccordi, contestualizzando di volta in volta le situazioni in oltre 400 pagine scritte in sostanza direttamente dai protagonisti» racconta Rettani.
Fra i tanti aneddoti, alcuni han colpito molto anche chi il Festival lo conosce bene: «I racconti più sorprendenti sono quelli dei protagonisti del periodo compreso fra il 1951 e il 1977, quando il Festival si teneva al Salone delle Feste del Casinò» osserva Rettani. «Ognuno di loro ci ha raccontato delle storie incredibili. Per farvi capire: non c’erano camerini ma soltanto un retropalco in cui i cantanti familiarizzavano. Ed erano fior di cantanti: Modugno, Claudio Villa… Era un po’ un Festival all’acqua di rose, pur con una profonda serietà: avevano ascolti plebiscitari. C’era già un divismo, ma anche una disorganizzazione incredibile». Fra gli artisti in gara anche Iva Zanicchi: «Ha vinto tre edizioni, inclusa quella – drammatica – del 1967, quando morì Tenco. Lei era nello stesso piano della camera di Tenco, partì la mattina dopo la tragedia perché immaginava che il Festival sarebbe stato sospeso».
Qualcuno propone di far svolgere la rassegna musicale più famosa d’Italia lontano dalla città e dal teatro che le hanno dato il nome e la fama internazionale: «Penso che sia un’assurdità concettuale: il Festival di Sanremo non può che essere a Sanremo e all’Ariston. E finisce lì. È uno spettacolo prettamente televisivo, da casa lo vedono in 20 milioni. Quindi è inutile cercare di fare allargare la platea presente in teatro dal vivo. La vera platea è a casa che guarda il Festival, come ha sempre fatto per 70 anni».
di Federico Arduini
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