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Sanremo 2025 in pillole. Salta subito l’audio, il Papa all’Ariston, Jovanotti rischia di (ri)cadere, Fedez sguardo “allucinato”
I momenti più salienti della prima serata del Festival di Sanremo raccontati passo a passo con un sano pizzico di acidità
- “La musica come la vita si fa insieme” annuncia Carlo Conti, spiegando di essersi ispirato alle parole di Ezio Bosso. Così il conduttore toscano ha presentato la presenza straordinaria in RAI di Jerry Scotti che ha ringraziato dicendo “Mi avete fatto sentire importante”.
- Intanto, superato qualche piccolo problema tecnico iniziale in cui è mancato l’audio per una decina di secondi, hanno già cantato Gaia e Francesco Gabbani. Il ritmo è veloce, senza troppi preamboli così come aveva promesso in conferenza stampa Conti.
- Canta Rkomi. Pare non lasciare segni particolari. Forse ha dimenticato la camicia in camerino.
- La simpatia di Scotti è travolgente che ricorda la genuinità di Mike Bongiorno ma anche la simpatia di Fiorello, seppur più “statica” e meno strabordante. C’è anche il momento per ricordare Pippo Baudo la cui cifra sul Festival di Sanremo resta indimenticabile. Scotti non percepirà alcun compenso per questa serata. Così ha deciso il conduttore pavese: “E’ un lusso che mi posso permettere”.
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- Noemi, camaleontica, con uno sguardo da diva d’altri tempi, arriva fasciatissima in un abito nero che quasi le impedisce di affrontare le temutissime scale dell’Ariston che hanno già mietuto diverse vittime negli anni. Sempre più magra, con un velo di trucco, e una voce sempre più graffiante ma che diventa quella di un agnellino quando saluta i due giganti conduttori di Sanremo 2025.
- Entra in scena anche Antonella Clerici, torna il concetto dell’amicizia e tornano anche le lacrime. Sul palco parte la canzone “Un amico in me” tratta da Toy Story cantata da Fabrizio Frizzi e la Clerici si commuove. Cerca un po’ di conforto salutando, seduta in platea, una sorridente Carlotta Mantovan, compagna di Frizzi. Intanto Irama ha cantato anche lui il suo pezzo. I più giovani sembrano essersi tutti dimenticati di mettersi la maglietta. Jerry, da buon padre di famiglia, li riprende: “Eppure mamma mi diceva sempre di non dimenticare mai la maglietta della salute”.
- I Coma Cose attirano l’attenzione più per il loro look che per la canzone che ripete infinitamente la parola “cuoricini” che poi fa rima imperfetta con “fucili”: W l’originalità! Lei, spettrale, pare uscita direttamente da un film di Tim Burton.
- Il trio Conti-Scotti-Clerici resta una garanzia, sinonimo di tranquillità. Sono i vicini di casa che tutti vorremmo avere. La dirigenza RAI può dormire sonni tranquilli: difficilmente assisteremo a colpi di scena degni delle edizioni di Pippo Baudo. Poco sale, niente pepe in compenso molto miele.
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- Simone Cristicchi. Finalmente è il suo turno. Uno dei favoriti. Testo intenso ma quante stecche! L’emozione gli sta giocando qualche scherzetto. Il testo è importante sì ma è più facile che quest’estate saranno i “cuoricini” a fare stragi in radio.
- E’ il turno di Marcella Bella, alla sua nona edizione. Ogni volta tacchi sempre più alti a cui non rinuncia nonostante gli anni passino per tutti. L’esperienza si vede tutta: si mangia il palco e canta con sicurezza con la stessa naturalezza con cui canterebbe sotto la doccia. Dietro di lei ci sono anche quattro ballerine scosciate che si muovono in sync. Gli anni d’oro del Festival per un attimo sono tornati all’Ariston. Grazie Marcella!
- Entra in scena Achille Lauro, accompagnato dal suo cavallo di battaglia “Me ne frego” che ricorda – risentendolo in questa versione solo orchestrale – il pezzo in cui il grande Battisti canta “Dimmi che è verooo”. Che dire del vestito? Un frack con il papillon degno del miglior domatore di leoni. E la canzone – va detto – è probabile che dominerà gli ascolti. Pare di averla già sentita e per questo molto orecchiabile.
- Il videosaluto del Papa sull’Ariston non si era ancora visto. Carlo Conti è riuscito in questa impresa, con un Bergoglio molto affaticato nel parlare (l’altro giorno ha dovuto interrompere l’omelia per difficoltà nella respirazione) che ha voluto ribadire come “anche grazie alla musica la pace sia possibile”. Subito dopo lui, prendono la scena la cantante israeliana Noa e palestinese Mira Awad che in tre lingue diverse cantano la canzone di John Lennon inno alla pace “Imagine”. Standing ovation in sala.
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- Tocca a Giorgia, altra veterana del Festival, ponte tra ieri e oggi, che ha saputo rinnovarsi ai tempi che corrono senza snaturarsi. Le melodie sono quelle tipiche intramontabili del Sanremo che fu. Musica orecchiabile, gli immancabili acuti che sembrano non finire mai e lei, così minuta eppure così immensa sul palco grazie alla sua voce inconfondibile. La sala giustamente l’applaude con calore.
- Willie Peyote canta “Grazie ma no grazie”. In realtà siamo noi a ringraziarlo perché con la sua canzone leggera e bella ritmata ci ricorda certe melodie degli anni ’90-2000 che pensavamo ormai estinte per il Festival.
- Scende le scale Rose Villain. Si fa notare con i suoi capelli azzurri, l’abito lungo all red. La ragazza ha presenza scenica, la canzone non è malvagia ma è di quelle che richiedono un ascolto ripetuto prima di fare breccia. Una curiosità: da vegana ha sponsorizzato la pasticceria più rinomata di Sanremo con assieme a un noto marchio di latti vegetali. Per l’occasione il locale si chiama in questi giorni Caffè Villain, con tovagliette e porta tovaglioli con il suo nome.
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- E’ il momento tanto atteso di Jovanotti, vestito interamente con un abito d’oro come quello che fu di Elvis Presley. Quanta energia, finalmente, dentro l’Ariston. Lorenzo abbraccia e bacia tutti – soprattutto la figlia Teresa seduta in platea. Comincia la sua esibizione fuori dal teatro accompagnato dai batteristi Rock 1000 e per un pelo non cade di nuovo (si è appena ripreso da un bruttissimo infortunio in bici per cui ha rischiato addirittura di morire). Quanti anni sono passati da quel ragazzino che coi jeans strappati e il chiodo nero cantava “No Vasco io non ci casco”. E’ invecchiato certo ma dentro, quel giovane è ancora lì., bruciante. Qualche stonatura anche per lui soprattutto su “I love you baby” ma a questo punto si può tranquillamente osare un chi se ne importa!. “La musica prima che un’industria è una passione che ci lega e unisce un paese” sancisce Lorenzo.
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- Con Lorenzo, arriva sul palco, anche Marco Tamberi. Si parlava di un suo probabile ritiro annunciato proprio da qui e invece, per fortuna, continuerà a saltare.
- Un momento molto toccante è quello che ricorda il giovane Sammy Basso, scomparso recentemente a causa della progeria. Lorenzo lo rammenta così: “Pesava come una mela ma era un corpo pieno di vita. Mi ha insegnato tante cose”.
- Olly, il giovane cantante ligure si presenta con la canzone “Balorda Nostalgia”. Su un balcone nel centro di Sanremo campeggia un lenzuolo con questa scritta a sostegno del “loro” cantante made in Genova. Canzone un po’ gridata in stile Ultimo ma comunque piacevole. Look semplice, in jeans ma – come direbbe Abatantuono – interamente tempestati di diamanti.
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- La tanto attesa Elodie. Eccola! Si propone con un brano “usato sicuro” con i soliti ritmi piacevoli ma sempre un po’ sempre gli stessi. La canzone è comunque carina, lei invece è bellissima, avvolta in un abito in velluto argentato in stile domopack.
- Shabo, Feat, Gue, Joshua e Tormento e forse ce n’è anche un altro. Il rap fa ufficialmente il suo debutto in questa edizione con questi ragazzotti non più giovanissimi ma che continuano a crederci come il primo giorno (fino a quando il grande giorno è arrivato anche per loro). “E’ una street song”, cantano. Solo il tempo ce lo dirà.
- Ci sono anche Ferro e Nek tra gli autori della canzone portata in gara da Massimo Ranieri. La voce, la grinta, l’energia di questo interprete napoletano sono impareggiabili però di “Perdere l’amore” ce n’è una sola.
- Il tempo per Raf sembra essersi fermato. Sembra incredibile ma sono passati 41 anni dall’uscita dal suo “self control”, la canzone che lo lanciò a livello internazionale. La ricanta con la stessa voce e sex appeal di quasi mezzo secolo fa. Ci dica subito qual è il suo segreto (o il suo chirurgo).
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- Tony Effe canta. Canta e basta, senza polemiche. Lui sembra uscito direttamente da un film di Francis Ford Coppola, il guanto di pelle rosso cardinale non tradisce lo spirito. Merita un plauso per aver avuto il coraggio di essere uscito dalla propria comfort zone: una ballata romanesca vs il solito rap. Un po’ Tony Effe, un po’ er Califfo.
- Serena Brancale e la sua canzone “Anema e core”: un titolo piuttosto pretenzioso, lei però ha energia da vendere. L’immagine è giusta, merito anche di un fisico scolpito da ore in palestra. La voce è piena e poi lei canta, balla, suona. Completa e interessante.
- Brunori Sas alla sua prima volta al Festival di Sanremo. Dimagritissimo per questo appuntamento, porta una canzone nata e pensata per la figlia arrivata in età avanzata. Un cantautore d’altri tempi di cui c’è sempre un gran bisogno.
- Cantano i Modà, perfetta tabella di marcia. Mai un Festival così schedulato e preciso nel timecode.
- Tocca a Clara. Faccia giusta, sguardo magnetico che sa usare perfettamente. La ragazza danza con le telecamere e si muove come una sirena. Ma soprattutto canta la canzone giusta. Ne sentiremo parlare.
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- “Un menestrello dei nostri tempi”. Così Jerry Scotti presenta Lucio Corsi alla sua prima volta al Festival. Esteticamente, per via del look spiritato, potrebbe tranquillamente fare coppia con la cantante dei Coma Cose però la canzone è proprio carina. Doveva attirare l’attenzione e ci è riuscito. Così come fece Arisa alla sua prima volta, quando sembrava più un simpatico fumetto.
- Fedez, sul palco con lentine nerissime che gli annientano letteralmente le pupille conferendogli un aspetto alquanto inquietante. Era quello che voleva? Obiettivo centrato. La canzone parla della depressione. Il tema è serissimo e, anche solo per questo, merita di essere ascoltata: “prenditi i sogni, pure i miei soldi, basta che resti lontana da me” recita.
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- Bresh, altro artista made in Liguria sul palco. Uno dei pochi giovani che ha ancora il coraggio di non seguire le mode che voglio i ragazzi depilati. Già per questo meriterebbe qualche voto in più sulla fiducia nella classifica finale i cui primi cinque posti verranno svelati già stasera. Rigorosamente random, quindi senza che siano nell’ordine corretto.
- Joan Thiele, artista in cerca di visibilità e sicuramente ne avrà dopo la partecipazione al Festival. Lei è carina, la canzone anche. Per il grande salto, forse serve ancora qualcosa in più.
- Rocco Hunt canta in italiano per l’occasione. Una bella sorpresa in cui dimostra di saperci fare anche così. Lui molto carino, che gli si può dire di cattivo? E’ anche uno dei pochi giovani ragazzotti che si presentano vestiti bene sul palco dell’Ariston.
- Francesca Michielin si presenta con un pantalone stile premaman anche se non è incinta. Battute a parte, è davvero difficile trovare un difetto a questa ragazza che è nata con un enorme talento.
- Chiudono la prima serata i The Kolors con una canzone che non stupisce. Dopo i successi di Ibiza, ora è la volta di celebrare Mykonos. La canzone è carina però insomma ci si aspettava forse un piccolo sforzo in più, perché bravi sono bravi. E dai…ah, anche lui è andato dallo stesso stilista di Tony Effe: identici guanti in pelle
Ecco i primi 5 in ordine sparso dopo la votazione della giuria stampa, tv e web:
Brunori Sas
Giorgia
Lucio Corsi
Simone Cristicchi
Achille Lauro
![Ilaria Cuzzolin](https://laragione.eu/wp-content/uploads/2021/07/rai-uno-mammarisparmio-a-conti-fatti-1-120x120.jpg)